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Dissidente iraniano esalta violenza contro manifestanti americani

Il noto dissidente iraniano residente negli Stati Uniti, Saeed Ghasseminejad, ha elogiato la violenza della polizia americana contro i manifestanti. Le dichiarazioni giungono mentre continuano le manifestazioni negli Stati Uniti per l’uccisione di George Floyd, un uomo di colore disarmato da parte della polizia a Minneapolis, Minnesota.

“La violenza in sé non è né male né bene”, ha commentato domenica in un tweet Saeed Ghasseminejad, consulente di economia finanziaria presso la Fondazione per la difesa delle democrazie. “La violenza per il rovesciamento di un dittatore o l’arresto di un serial killer è autorizzata, legittima e buona”, ha scritto il dissidente iraniano. “È lecita la violenza quando è a rischio un governo democratico che si impegna per i diritti umani”, ha aggiunto, alludendo alle proteste diffuse negli Stati Uniti.

I nostalgici della Savak

Questi dissidenti iraniani, finanziati e protetti dal regime americano e non solo, avranno nostalgia per la cara Savak, la polizia nota in Iran per i suoi metodi brutali. Controllava tutti gli aspetti della vita politica e sociale iraniana. Ai giornalisti, personaggi della letteratura e accademici veniva imposta una rigida censura. Le università, i sindacati e le varie organizzazioni erano tutte soggette all’intensa sorveglianza degli agenti della Savak e dei suoi informatori. Nel corso degli anni ’70, migliaia di prigionieri politici sono stati detenuti in celle minuscole e torturati dal Comitato misto Anti Sabotaggio, un ramo della terribile Savak (National intelligence e Organizzazione per la sicurezza) formata sotto la guida della Cia nel 1957 e addestrata dal Mossad.

Dissidente iraniano attaccato sui social

I commenti hanno suscitato aspre critiche da parte degli utenti di Twitter, che hanno descritto Ghasseminejad come uno spin doctor della Casa Bianca e un apologista pagato.

Le proteste sono scoppiate in varie città degli Stati Uniti dopo che un video, diventato virale, ha mostrato il trattamento brutale della polizia americana su George Floyd prima della sua morte.

di Yahya Sorbello

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