Disabilità e lavoro: fallimento dell’obbligo di assunzione
La legge n. 68 del 1999 ha richiesto di rendere più facile ai lavoratori disabili l’accesso al mondo del lavoro, integrando ogni lavoratore con disabilità attraverso i servizi di sostegno e il “ collocamento mirato ”. La legge rende l’assunzione dei lavoratori disabili e delle categorie protette obbligatoria da parte delle aziende pubbliche e private. Il collocamento mirato richiede di mettere in connessione la richiesta da parte del direttore del lavoro e delle aziende con l’offerta dei lavoratori con disabilità, così da garantire a questi ultimi di essere individuati e valutati in base alle proprie capacità lavorative e ottenere la giusta collocazione tutto ‘interno di imprese e aziende.
L’inserimento del lavoratore disabile prevede l’inserimento in atto di soluzioni per l’adeguamento degli ambienti e degli strumenti di lavoro in base al tipo di disabilità del lavoratore da assumere, oltre al sostegno necessario per la relazione con gli altri agenti. Ovviamente stiamo parlando di disabilità sia fisiche che cognitive, dunque gli adeguamenti devono essere specifici in base alle esigenze del lavoratore disabile. “Avrebbe” e “richiesta”: i due verbi che passano al condizionale nella trasposizione dalla legge scritta alla realtà di tutti i giorni.
Nel 2016, la legge è stata aggiornata tramite il decreto legislativo n. 185ed è entrata in vigore l’8 Ottobre dello stesso anno. Da quel momento le imprese private e gli enti pubblici economici hanno l’obbligo di assumere il lavoratore con disabilità un tempo indeterminato in base al numero di dipendenti occupati all’interno delle proprie aziende. Le imprese e le aziende che hanno dai 15 ai 35 dipendenti hanno l’obbligo di assumere un lavoratore disabile, quelle dai 36 ai 50 dipendenti devono assumere due lavoratori disabili, mentre le aziende con oltre 50 dipendenti sono obbligate ad assumere il 7% di lavoratori con disabilità più l’1% per i familiari di invalidi e di profughi rimpatriati, poiché anch’essi fanno parte delle categorie protette. In cambio sono previsti per le imprese agevolazioni fiscali che devono incentivare al rispetto della legge.
I datori di lavoro hanno 60 giorni di tempo dal primo gennaio di ogni anno per l’assunzione. Alla scadenza dei sessanta giorni, il datore di lavoro involontario è sanzionato con una multa di 153,20 euro al giorno. È possibile essere esonerati dall’obbligo di assumere lavoratori disabili quando ricorrono specifiche condizioni dettate dalla norma, ma comporta il versamento del contributo esonerativo di 30,64 euro per ogni giorno lavorativo per ciascun lavoratore con disabilità non occupato, somme che andranno a finanziare il Fondo per il diritto al lavoro.
Malgrado le restrizioni, ancora oggi, dopo dieci anni dall’approvazione della legge 68/99, i lavoratori disabili che rimangono nel mondo del lavoro sono davvero pochi. Solo due lavoratori disabili su dieci riescono ad ottenere l’assunzione in aziende o imprese. Gli iscritti al collocamento obbligatorio sono circa 712 mila persone, il 60% di esse sono al sud Italia. I datori di lavoro inadempienti sono molti. Sembra, infatti, che molte aziende preferiscano pagare le multe o versare le somme di esonero dovute al Fondo per il diritto del lavoro.
Anche i controlli per verificare l’adempimento alla norma non sembrano essere osservati, in alcuni casi, forse, mancano del tutto. Per non parlare dei casi scoperti di false assunzioni di lavoratori con disabilità, che abbiamo assistito al solo obbiettivo di offrire delle agevolazioni fiscali stabilite dalla legge. Ancora una volta, tra i lavoratori disabili, ad avere maggiori difficoltà a trovare lavoro sono le donne con disabilità, che vengono discriminate per le domande di appartenenza al genere. Insomma, più una legge che obbliga ad assumere e che multa gli inadempienti, servono una rieducazione al senso civile, al rispetto delle regole, ma soprattutto al rispetto della dignità della persona che passa anche attraverso il lavoro.
Il tema dell’inclusione e della valorizzazione della persona disabile per merito delle sue abilità, è complesso: parliamo di persone che rappresentano una grande risorsa nel mondo del lavoro, trascurate perché perdura ancora oggi molte differenze e, forse, ignoranza in merito. Anche quando il governo legifera per aumentare un diritto, quella legge resta lettera morta se nella comunità tutto non si attua in un cambiamento profondo nel considerare meno incisivo il termine “diverso” e osare maggior valore e significato all’aggettivo “abile”.
di Anna Luisa Maugeri