Una “Dichiarazione Balfour” per uno Stato curdo
Recentemente, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato di essere favorevole all’istituzione di uno Stato curdo in Medio Oriente, inoltre ha chiamato i curdi “coraggiosi e pro-occidentali che condividono i nostri valori”. Affermazione ardente assolutamente simile a quella usata da Balfour nella sua dichiarazione del 2 dicembre 1917, a nome del Governo di Sua Maestà, uno dei documenti più controversi della storia moderna che ha aperto la via a tensioni permanenti nella regione, con l’appoggio del governo britannico al “focolare ebraico”in Palestina.
La Dichiarazione di Balfour nel piano di rimodellatura del Medio Oriente
La Dichiarazione Balfour rappresenta una tappa fondamentale nell’ottica degli “accordi Sykes-Picot” del 16 maggio 1916, che intavolarono lo smantellamento dell’Impero Ottomano e la ripartizione dei territori tra le potenze colonizzatrici francesi ed inglesi. I progetti di rimodellatura del Medio Oriente fioriscono presso i centri di ricerca israelo-anglosassoni. Questo documento prevedeva l’appoggio dell’impero britannico per la creazione di uno Stato ebraico in Palestina che nel 1917 era territorio sovrano della Turchia ottomana.
Riconoscendo un focolaio ebreo in Palestina in contatto con il presidente della Federazione sionista, Chaim Weizmann, futuro primo presidente dello Stato di Israele, il governo britannico apriva la via a tensioni permanenti nella regione. Questa politica si opponeva completamente a quella della Chiesa cattolica che stimava – come aveva affermato Papa Pio X durante il suo incontro con il fondatore del sionismo Theodor Herzl a gennaio 1904 – che gli ebrei, non avendo riconosciuto la messianità del Cristo, non potevano tornare su una terra santificata dalla vita di Gesù (“non possumus” secondo la tradizione della Chiesa). La rivoluzione del Vaticano II ed il riconoscimento da Giovanni Paolo II dello Stato di Israele hanno radicalmente modificato la distribuzione delle carte.
Segue un altro piano di rimodellatura del Medio Oriente, il “Patto di Quincy” del febbraio 1945, gli accordi conclusi tra il presidente Roosevelt ed Ibn Saud, che segna il dominio sulla penisola arabica degli Stati Uniti, seguito dalla creazione dello Stato di Israele nel 1948, che apre un nuovo capitolo nelle relazioni tra il mondo ebreo-talmudico e quello musulmano.
I piani di smantellamento continuano fino all’infame “Oded Yinon Plan”, uscito nel 1982, il piano relativo alla formazione di una “Grande Israele”, che costituisce la pietra angolare di potenti fazioni sioniste all’interno dell’attuale governo di Netanyahu, del partito Likud, nonché all’interno dell’istituzione israeliana militare e di intelligence. La pubblicazione sionista “Kivunim” che ha rivelato il piano Yinon, non è altro che un obiettivo a lungo termine per l’espansione geostrategica dello Stato israeliano per coprire territori di Egitto, Libano, Iraq, Arabia Saudita e Siria.
L’unico piano analogo della storia moderna è il piano relativamente recente per la Greater Albania, un piano che vedrebbe che l’attuale regime albanese di Tirana annettesse parti della Serbia, Montenegro, Macedonia e Grecia.
Il Kurdistan nazione senza stato usato dall’Occidente
Il Kurdistan politicamente è diviso fra gli attuali stati di Turchia (sud-est), Iran (nord-ovest), Iraq (nord) e, in minor misura, Siria (nord-est). Al 2012 solo il Kurdistan iracheno aveva una certa autonomia politica, come regione federale dell’Iraq, in seguito alla fine del regime di Saddam Hussein nel 2003. Anche il Kurdistan siriano ha acquisito autonomia politica di fatto dall’inizio della guerra civile siriana.
Gli unici che possono legalmente autorizzare l’autonomia curda, per lo meno uno Stato curdo, sono i legali Sovrani del territorio che i curdi cercano di annettere: Iraq, Siria, Iran e Turchia. Ognuno di questi Stati è fermamente contrario ad uno stato curdo nel proprio territorio, proprio come i palestinesi si sono fermamente opposti all’annessione britannica e successiva della Palestina per rendere uno Stato per gli ebrei stranieri che sono stati in gran parte europei.
Di fatto le forze curde hanno permesso di farsi usare dagli interessi occidentali e sono state utilizzate per dividere e distruggere l’Iraq, poi contro la Siria e ci proveranno contro l’Iran. L’uso dei Curdi da parte degli interessi occidentali è un esempio moderno del classico imperiale Divide et Impera in azione. Ciò per il cui i curdi “pensano” di combattere è assolutamente irrilevante rispetto a quello per il quale in realtà sono armati, organizzati e utilizzati dagli interessi occidentali.
Come molte potenze coloniali che preferiscono dividere e regolare le tecniche per conquistare la vittoria, sembra che Israele abbia deciso di fare con i curdi ciò che gli inglesi hanno fatto una volta con i sionisti: sostengono le loro rivendicazioni verso la terra di qualcun altro. La differenza principale è che i curdi sono residenti stabili nei Paesi del Medio Oriente, mentre l’ebreo europeo che ha composto la popolazione primitiva di Israele non aveva alcun legame reale con la Palestina, diversi dai palestinesi giustificati dall’ideologia sionista.
Sarà uno Stato curdo il nuovo Israele? Riuscirà il popolo curdo, vittima di tante persecuzioni, ad assicurare pace e distensione nel Medio Oriente oppure come Israele alimenterà conflitti e violenze, avallando la repressione di altri popoli per conto dell’imperialismo?
di Cristina Amoroso