Cronaca

Covid-19, Italia spaccata in due

Adesso ci sono i dati Istat a parlare per tutti e per mettere a tacere le voci di corridoio con numeri che continuano a inseguirsi. Stando a quanto si legge, l’Italia del Covid-19 viaggia a due velocità differenti: le mortalità dovute al coronavirus hanno spaccato in due la penisola con un nord che viaggia ritmi vertiginosi, con la locomotiva Lombardia che ha, insieme a New York, è il principale focolaio di Covid-19 al mondo, con un tasso di letalità che raggiunge punte del 18,4% sul 13,6% a livello nazionale.

A salvarsi miracolosamente è il centro sud, comprese le isole, che sono state marginalmente coinvolte dalla pandemia. I casi ci sono stati ma in misura molto minore rispetto al quadrilatero Lombardia-Piemonte-Veneto-Emilia Romagna.

Il triste primato di Bergamo

I numeri parlano chiaro: dal 20/2 al 31/3 vi sono state 11.600 decessi correlabili al Covid-19, con Bergamo che si porta addosso il triste primato con un incremento del 568% rispetto all’anno precedente. In linea generale, nel Marzo del 2020 si registra un incremento del +49% sulla media dei decessi rispetto allo stesso mese nel periodo 2015-2019, con l’89% dei decessi che si concentra nelle zone ad alta diffusione.

Secondo i loro dati, la media del periodo tra il 2015-2019 si attestava a 65.592. Nel 2020, la media è passata a 90.946. Si tratta di un eccesso di 25.354 unità, di cui il 54% rappresenta le morti causate dal Covid-19, cioè 13.710 persone. Inoltre, “esiste una quota ulteriore di altri 11.600 decessi per la quale possiamo, con i dati oggi a disposizione, soltanto ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause.”

Sono 38 le provincie nella quale Covid-19 ha mietuto più vittime: si tratta di 3.271 comuni, 37 provincie del nord Italia che hanno registrato un raddoppio dei decessi. Queste province, “hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane, con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo 2015-2019, a tre cifre: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%)”.

Covid-19, le due velocità dell’Italia

Le due velocità dell’Italia si rispecchiano nei dati che provengono dal Centrosud con un numero di decessi che nel mese di marzo nettamente inferiori dell’1,8% rispetto al quadriennio 2015/2019. “La diffusione geografica dell’epidemia di Covid-19 si presenta eterogenea. È stata molto contenuta nelle Regioni del Sud e nelle Isole, mediamente più elevata in quelle del Centro rispetto al Mezzogiorno e molto elevata nelle regioni del Nord. Inoltre, nonostante il calo dei contagi dovuto alle misure di ‘distanziamento sociale’ intraprese dai primi giorni di marzo, le curve nazionali dei casi diagnosticati e dei decessi hanno iniziato a decrescere solo negli ultimi giorni di marzo”, si legge nel rapporto Istat.

Adesso ci si ritrova ad affrontare la “Fase 2”, che non si tratta di un “tana liberi tutti!”, ma si tratta di un momento molto delicato paragonabile all’atleta che si rimette in sesto dopo un grave infortunio, con l’ovvietà che non può tornare da subito a correre come prima visto che servono pazienza e determinazione. La politica sta facendo affidamento al “buonsenso della popolazione” ma saremo così disciplinati da meritarci tale fiducia?

di Sebastiano Lo Monaco

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