Coronavirus, la folle scelta di Boris Johnson
Sono tempi bui per tutti, per coloro che hanno perso i cari, per coloro che hanno contratto il virus e combattono per sopravvivere. Sul coronavirus si sta combattendo una delle maggiori battaglie che il mondo moderno si sia trovato ad affrontare con un esito non certo scontato.
Cina e Italia le maggiori nazioni che stanno pagando lo scotto maggiore sono in prima linea nel combattere il coronavirus con un vasto dispiegamento di uomini e di personale medico. Eppure, si leggono affermazioni come quelle uscite dalla bocca del premier inglese Boris Johnson, l’idolo delle masse albioniche, l’eroe della Brexit che non ha avuto remore nell’affermare dinnanzi alla stampa che “molte famiglie perderanno i loro cari”, una sorta di moderna Rupe Tarpea dalla quale cadranno vittime i più fragili e sfortunati.
Ma cosa ha detto veramente Boris Johnson? Stando ai giornali inglesi le dichiarazioni del premier sono solenni perché quella frase contiene un progetto ben preciso: lasciar correre il virus senza alcuna precauzione con un tasso di infezione che si potrebbe attestare intorno al 60% della popolazione in modo da ottenere quella famosa “immunità di gregge”. Parole confermate successivamente da Sir Patrick Vallance, una delle massime autorità sanitarie del Regno Unito.
Coronavirus tra scommesse e strategie
A cosa ci troviamo di fronte? Ad una scommessa che come tutte le scommesse può andare bene come può andare male, perché secondo molti autorevoli pareri britannici quello che ha fatto la Cina e quello che sta facendo l’Italia potrebbe non bastare. È importante leggere le parole del Prof Chris Whitty, Chief Medical Officer, che afferma come “il tasso di mortalità della malattia non superi l’1%, e che quell’1% sia con ogni probabilità la stima più alta. Questa conclusione si basa per lo più sui dati che ci arrivano dalla Cina. Il tasso di mortalità rappresenta la quota di persone che muoiono dopo aver contratto la malattia. Il numero dipende dalle stime che facciamo del denominatore.
Il governo del Regno Unito si muove su una linea per cui si aspetta che il 20% minimo della popolazione sia infettato. Lo scenario peggiore è ragionevolmente l’80% (il massimo a livello teorico: non si raggiunge mai il 100% per via dell’immunità di gregge). L’ipotesi operativa è una via di mezzo. Si può calcolare facilmente quanto sia l’1% del 50% di 60 milioni per stimare il numero di morti che si aspetta il Regno Unito.
Strategia inglese
L’Inghilterra, insomma, vuole ritardare al massimo le misure del contenimento sociale, ossia il mitigare, che saranno posticipate al limite, perché si pensa che alcune soluzioni di mitigazione come chiudere le scuole non abbiano senso visto il basso tasso di infettati tra i ragazzini. Chris Whitty sostiene che la Cina ha compiuto un ottimo lavoro ma ciò non la mette, secondo lui, al riparo da un ritorno dell’onda infettiva nel momento in cui si saranno allentate le restrizioni. Quello che il Regno Unito vuole evitare è l’impatto delle restrizioni sulla società e sull’economia, lasciando fare al virus il suo corso.
L’Inghilterra si sta adoperando per trattare il coronavirus come una classica influenza con un approccio molto secco e pratico, lasciando correre il virus attraverso la popolazione in barba alle indicazioni dell’Oms che raccomanda di attuare le misure messe in atto da Cina, Corea del Sud e Italia. La scommessa inglese si gioca sul fatto che se il modello cinese, coreano e italiano non dovesse riuscire a contenere il contagio nei prossimi due-tre mesi, allora la follia di Johnson potrebbe essere quella vincente, oppure consegnerebbe Boris Johnson tra i più grandi criminali che il mondo abbia mai visto.
di Sebastiano Lo Monaco