Conte incontra Trump: intesa o sudditanza?
A qualche giorno dall’incontro del premier italiano Giuseppe Conte con il presidente Usa, Donald Trump, le voci e i bilanci sono discordanti. C’è chi parla di grande intesa tra i due Paesi, specie sulle questioni immigrazione e petrolio, c’è invece chi analizza l’incontro, tutto sorrisi e pacche sulle spalle, dalla prospettiva di una reiterata e stucchevole sudditanza della nostra politica agli interessi di Washington.
Il giornalista americano David M. Herszenhorn, dalle pagine del suo quotidiano Politico non esita a definire Conte, oltre che come “professore di diritto poco conosciuto”, addirittura come “cheerleader” di Trump, proprio per l’atteggiamento accondiscendente e quasi remissivo tenuto dal nostro presidente del Consiglio durante tutto l’incontro alla Casa Bianca.
Ciò che si rimprovera a Conte è di aver tenuto un atteggiamento totalmente acritico nei confronti del fulvo presidente americano, ben lontano da quelli di altri leader europei come Merkel e Macron. Una mancanza di osservazioni critiche ed anzi un impegno solenne a diffondere il verbo trumpiano nel Vecchio Continente.
II bilancio, dal punto di vista diplomatico, non poteva che essere positivo, dato che l’Italia incassa il sostegno statunitense su questioni strategiche come la cooperazione sul tema dei flussi migratori nel Mediterraneo, con l’urgenza di una definizione dei rapporti con la Libia con un riconoscimento del ruolo centrale di Roma. Un tema molto caro a Trump che ha da sempre plaudito alle scelte del governo gialloverde, in un’ottica di stretta selezione dei flussi in entrata quale esigenza di sicurezza nazionale.
Altro tema scottante, quello dei dazi che rischierebbero di compromettere seriamente i rapporti commerciali tra i due Paesi con grave danno del made in Italy, specie nel settore agroalimentare. L’impegno di Trump, che di recente non ha esitato a definire l’Europa un nemico commerciale degli Usa, è stato quello di una ricerca di soluzioni diplomatiche a tutela della pax commerciale con l’Italia. Ricordiamo che il deficit degli Usa nei confronti dell’Italia ammonta ad oltre 31 miliardi di dollari e Trump ha dato rassicurazione anche per un rapido riequilibrio dello scompenso.
Conte e le preoccupazioni francesi
Sul fronte energia, il nostro premier si è detto preoccupato per la concorrenza francese, di Total in particolare fortemente spalleggiata da Macron, che rischia di assumere il predominio sui movimenti di petrolio in Libia, qualora le grandi compagnie petrolifere americane come Marathon Oil, Conoco Phillips ed Hess decidessero di abbandonare il territorio libico. Anche su questo Trump ha promesso un personale impegno per convincere le società statunitensi a non lasciare il territorio, determinando squilibri tutti a favore dei francesi di Total.
di Massimo Caruso