Brasile: cresce la criminalità organizzata
Nel Brasile del boom economico si segnala anche la crescita esponenziale della criminalità organizzata carioca.
In particolare è la mala organizzata locale il Pcc, primero comando da capital, che sta aumentando sempre di più il suo potere e la sua influenza sulle nuove generazioni; attualmente si calcola sia presente in ben 22, su 27, stati tra quelli che compongono il colosso Sud americano, e che avrebbe iniziato a ramificarsi anche in Paraguay e Bolivia, intrattenendo rapporti sempre più fitti con i narcos messicani e colombiani.
Il Pcc è sorto circa venti anni fa su iniziativa di un gruppo di narcotrafficanti attualmente detenuti nel carcere di Taubaté, non troppo distante da San Paolo e che a breve dovrebbero essere divisi e trasferiti in carceri di “massima sicurezza” nel tentativo di fermare i loro colloqui con l’esterno con cui danno ordini ai sottoposti.
Secondo i dati ufficiali forniti dal governo locale il Pcc riesce ogni hanno a muovere oltre 70 milioni di reais, più di 30 milioni di dollari, grazie al commercio di sostanze stupefacenti e conta su una rete di 13.000 affiliati, la metà dei quali a piede libero.
Il Pcc è in forte espansione negli stati di Mato Grosso e Paraná per la loro vicinanza alla Bolivia e al Paraguay, paesi da cui provengono i principali carichi di droga.
Negli ultimi anni questa organizzazione si è fatta sempre più violenta e pericolosa tanto che lo scorso 8 agosto i vertici del Pcc hanno ordinato ai loro sottoposti di giustiziare due poliziotti per ogni affiliato del gruppo ucciso dalle forze dell’ordine; un paio di mesi dopo Geraldo Alckmin, governatore dello Stato di San Paolo, ha di conseguenza dovuto ammettere l’esistenza di una vera e propria guerra tra il Pcc e la polizia; dall’inizio dell’anno infatti i narcotrafficanti hanno già ucciso oltre 100 poliziotti contro i 47 che furono ammazzati durante tutto il 2011.
La situazione quindi si fa sempre più difficile.