Brasile, consenso ai minimi storici per Dilma Rousseff
Centinaia di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Brasilia e in altre 12 città del Paese, per protestare contro la corruzione dilagante e la recessione, chiedendo le dimissioni del presidente Dilma Rousseff.
La Rousseff è stata rieletta nell’ottobre scorso; da allora la sua popolarità è in caduta libera a causa dello scandalo Petrobras, il gigante petrolifero che distribuiva ingenti tangenti e sovvenzionava illegalmente politici e uomini d’affari corrotti. L’inchiesta alla base dello scandalo era in corso da tempo, ma è esplosa nel 2014 con l’incriminazione o l’arresto di membri del Governo e di personalità politiche di primo piano appartenenti al partito del Presidente.
Nelle proteste, al tema della corruzione s’è aggiunto quello della crisi che ha portato in recessione un Paese ricchissimo di materie prime, ma che non riesce a far decollare in modo stabile la propria economia.
L’incapacità della Rousseff di adottare incisive politiche economiche che rilancino il Brasile, e il dilagare degli scandali che, pur non dimostrando fin’ora la sua colpevolezza, l’hanno comunque ampiamente coinvolta, hanno quanto meno dimostrato la sua completa inadeguatezza facendo crollare il consenso di cui godeva. Secondo un recente sondaggio che ha avuto ampia risonanza nel Paese, il suo indice di gradimento è caduto all’8%, record negativo mai registrato per un Presidente.