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Brandizzo, ennesima strage sul lavoro

I cinque morti sulla tratta ferroviaria che da Torino porta a Milano, all’altezza della stazione di Brandizzo (Michele Zanera, 34 anni; Giuseppe Sorvillo, 43 anni; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni; Giuseppe Aversa, 49 anni; Kevin Laganà, 22 anni), sono padri, figli, fratelli che non torneranno a casa. Tra qualche giorno diverranno semplicemente freddi numeri, come gli altri 550 morti sul lavoro da inizio dell’anno.

Brandizzo, si indaga sulle mancanze

Qualcosa è successo perché quei cinque lavoratori a quell’ora su quel binario, non dovevano esserci. Ci sarebbero dovuti andare dopo il passaggio del treno che li ha falciati a 160 Km/h. Perché stavano lì? Su questo stanno indagando gli inquirenti, per capire dove si trova la falla che ha permesso l’ennesima tragedia sul posto di lavoro. Poi c’è chi sapeva, chi aveva capito che qualcosa non andava e allora ha preferito andar via.

“Firmavamo come se avessimo fatto dei corsi sulla sicurezza ma non era così. 980 euro di busta paga, tutta con turni notturni. L’equipaggiamento era composto da una luce attaccata al casco, totalmente inutile in piena notte. Si iniziava alle 21:30, si attendeva il nullaosta e poi si partiva sino alle tre del mattino”, questo è quanto testimoniato da un lavoratore che è voluto rimanere anonimo.

Chi doveva rilasciare il nullaosta a Brandizzo?

Se lo stanno chiedendo gli investigatori. Senza il nullaosta la squadra dei manutentori non può muoversi. È possibile che la squadra si sia mossa senza autorizzazione e che la locomotiva che li ha uccisi non lo sapesse? Quel treno era in ritardo e molto probabilmente nessuno ha avvisato gli operai di questo ritardo.

Linee vetuste

Si tratta di linee ferroviarie vetuste, dove la comunicazione avviene con radio trasmittenti e brogliacci. Il fatto inquietante è che in queste condizioni è il 70% della tratta ferroviaria nazionale.

Poi c’è sempre la logica del profitto, si fanno correre più treni in tratte vecchie e logore. Attualmente ci sono 83mila dipendenti, prima che la mannaia dei tagli cadesse sul settore ferroviario erano 220mila. A volerlo fu Mauro Moretti, ex segretario della Filt Cgil, che passò dall’altro lato venendo nominato amministratore delegato delle F.S. Si era all’epoca dei governi Berlusconi, Prodi e D’Alema, tagli controfirmati da Pierluigi Bersani, all’epoca dei fatti ministro dello Sviluppo Economico.

Il grande giro delle ditte subappaltatrici

Sigifer e Rfi sono le due società che si stanno rimpallando la patata bollente: la Sigifer è un subappalto ed è quella incaricata dei lavori, per iniziare ha bisogno del famigerato nullaosta. Rfi è la società del gruppo Ferrovie dello Stato ed ha la responsabilità del controllo della rete; sono loro a dover dare il nullaosta. In tutto ciò, tra smentite, omissis e ipocrite promesse, a Brandizzo sono volate via cinque vite innocenti.

di Sebastiano Lo Monaco

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