Bolivia. “O muore Madre Terra o muore il capitalismo”, si conclude il Primo vertice per la decolonizzazione
La Bolivia ha ospitato nella sede del governo di La Paz il Primo Vertice Mondiale per la Decolonizzazione. Il Paese sudamericano è diventato un punto di riferimento ideologico e politico a livello globale, come ha precisato il vice ministro della decolonizzazione, Felix Cardenas, nell’accoglienza dei 600 rappresentanti nazionali ed internazionali, e dei 200 ospiti speciali delegati del Perù, tra cui i candidati per le elezioni del 2016.
La conclusione del vertice si è tenuta il 14 novembre nella località di Peñas, in omaggio alla morte del leader di una delle più significative rivolte indigene contro le autorità coloniali del Paese, Tupac Katari, torturato e ucciso per squartamento il 15 novembre 1781.
I delegati del vertice hanno discusso per tre giorni sulle situazioni nei diversi Paesi e sulle politiche progettate per la colonizzazione, condannata aspramente.
Il colonialismo – ha concluso il vertice – è una delle piaghe principali che colpiscono coloro che non sono inseriti nei parametri etno ed eurocentrici, parametri che sono stati imposti col sangue e col fuoco nei diversi territori. Il colonialismo è una delle peggiori espressioni che l’umanità ha prodotto, in quanto calpesta la dignità e l’identità dei singoli.
Il capitalismo, il colonialismo, il patriarcato e l’imperialismo sono stati e sono strumenti di oppressione dei popoli. Il razzismo e la xenofobia sono alleati indispensabili del colonialismo, del patriarcato e dell’imperialismo in una combinazione che tiene in vita un sistema ingiusto col beneficio di pochi a danno di ampie maggioranze.
Dal tempo della conquista, il razzismo è servito per giustificare l’oppressione dei popoli. Le stime indicano che più di diciassette milioni di persone sono state trasportate come schiavi dall’Africa al continente dal XVI al primo Ottocento. Saccheggi, stupri e il genocidio sono stati perpetrati utilizzando come argomento la presunta superiorità che il colore della pelle ha dato ai conquistatori. Ma, purtroppo, gli effetti di questa pratica dannosa raggiungono i nostri giorni: l’educazione tradizionale e i mass media rafforzano i paradigmi coloniali e patriarcali che devono essere banditi. La vita moderna sta portando alla distruzione del pianeta.
E’ stato messo in evidenza il fatto che le economie sono ancora in movimento per l’accumulo dei capitali, ma ci stiamo avvicinando alla fine dell’esistenza umana. Ciò che sostiene il mondo coloniale è un sistema complesso che unisce la croce e la spada. E’ assolutamente necessario lavorare insieme per eliminare una volta per tutte il razzismo e la discriminazione, che sono la controparte necessaria all’espansione globale del capitalismo, i loro alleati invisibili che continuano ancora oggi sotto nuovi modi imperialisti, sia materiali che simbolici.
Consapevoli della gravità delle diverse situazioni legate all’imperialismo, i delegati lanciano un appello di solidarietà: “Viviamo momenti intensi di lotta. Stiamo assistendo a una nuova offensiva imperiale che continua ad opprimere il popolo. Questi sono tempi che ci impongono di raddoppiare i nostri sforzi e apportare le modifiche necessarie per vivere bene. Non possiamo più vivere disuniti, dobbiamo unificare le lotte in ogni Paese per imporre un nuovo ordine mondiale delle nazioni e dei popoli. E’ il momento di alzarsi e ribellarsi, di difendere e far avanzare i guadagni, a vantaggio della maggioranza. Ovunque ci sono persone che resistono all’imperialismo, inventando ad ogni passo nuovi modi per costruire società più giuste, libere e sovrane. Dalla Palestina al Venezuela, dalla Siria alla Bolivia, dal Chiapas al Congo, da Cuba all’Iran, dall’Argentina a Kurdistan, dal popolo Mapuche alla Grecia, in giro per il mondo operai, contadini e studenti sono impegnati in lotta per una vita dignitosa.
Il capitalismo e la ricchezza concentrata continuano a diffondere l’ingiustizia, la miseria, il degrado, lo sfruttamento, l’emarginazione e la morte. Quel che succede in Medio Oriente, la storia della morte che inizia con l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, dimostra che l’imperialismo ha generato un fuoco di contraddizioni che hanno portato 43mila persone fuggire ogni giorno dai loro Paesi. Il 2014 è stato l’anno con il maggior numero di sfollati dopo la seconda guerra mondiale: sono 60 milioni i fratelli e le sorelle in cerca di un posto dove vivere.
Stati Uniti ed Europa stanno raccogliendo quello che hanno seminato, terrore, morte e distruzione. L’imperialismo è quello che ha creato questo caos, dato che il capitalismo non è destinato a soddisfare i bisogni umani o Madre Terra, ma è destinato all’accumulo di pochi. Per 150 anni le multinazionali e le banche americane hanno dettato la politica imperiale per il Sud America. L’imperialismo, con la Cia e il suo esercito hanno condotto invasioni e colpi di Stato per minare e indebolire le democrazie.
Le proposte per la sopravvivenza dei popoli e di Madre Terra sono legate alla difesa della propria identità, alla rivalutazione della memoria storica, a considerare la decolonizzazione come pietra angolare, in modo che mai razzismo e discriminazione abbiano vita per patrie libere e sovrane, per un mondo in cui molti mondi coesistano con la consapevolezza che, “O muore il capitalismo o muore La Madre Terra”, come afferma lo Stato Plurinazionale della Bolivia.