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Birmania. Non si fermano i crimini contro i Rohingya

di Pietro Spitaleri

Continuano le violenze degli estremisti buddisti contro la comunità musulmana in Birmania. Negli ultimi giorni è stata bruciata una moschea, un orfanotrofio e diversi negozi di proprietà di musulmani nel nord-est del Paese.

L’ultimo attacco si è verificato la scorsa notte nella città di Lashio, nello Stato di Shah. Fonti della polizia locale hanno dichiarato che la più grande moschea della città e un orfanotrofio musulmano sono stati dati fiamme. Un gruppo di 150 estremisti buddisti ha compiuto un raid in città distruggendo proprietà dei musulmani.

Il governo birmano si rifiuta di riconoscere la comunità musulmana dei Rohingya come cittadini. Sono circa 800mila i Rohingya che vivono nello Stato occidentale di Rakhine, gli è stato sempre negato il diritto di cittadinanza.

I Rohingya da diversi anni sono sottoposti a torture e repressione da parte del governo birmano. Centinaia di Rohingya sono stati uccisi e migliaia sono stati costretti a fuggire dalle loro case. Diverse sono le organizzazioni per i diritti umani che fanno pressione sul governo per riconoscere i Rohingya come cittadini birmani, e per garantire loro la sicurezza.

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