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Birmania. L’Iran invierà aiuti umanitari ai musulmani perseguitati nel Paese

di Mauro Indelicato

Durante l’incontro tenuto mercoledì nella nuova capitale birmana di Naypyidaw, il ministro degli esteri iraniano Araqchi ha affermato che la Repubblica islamica è pronta ad inviare aiuti umanitari in Birmania, al fine di aiutare la comunità musulmana dei Rohingya.
Ha anche espresso la profonda preoccupazione delle autorità iraniane, sollecitando il governo birmano ad adottare misure efficaci per risolvere correttamente il problema.
Araqchi ha inoltre rilevato che l’Iran è pronto ad inviare aiuti alla Birmania, e contribuire a migliorare le condizioni di vita poco dignitose della popolazione Rohingya.

Nel mese di giugno, l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha fatto presente che oltre 140.000 persone sono sfollate in Birmania, ad un anno di distanza da quando gli estremisti buddisti hanno cominciato gli attacchi giornalieri sulla comunità musulmana del Paese, presente nello stato di Rakhine.
“Molti altri che non sono stati direttamente colpiti dalla violenza, hanno perso i loro mezzi di sussistenza, altri sono stati costretti a lasciare le loro case in cerca di aiuto”; ad affermarlo è il portavoce dell’UNHCR, Adrian Edwards.
L’agenzia ha chiesto misure per arginare il flusso di gente fuori dallo Stato di Rakhine e per promuovere il “sicuro e sostenibile ritorno volontario” degli sfollati.
L’UNHCR ha anche invitato i governi della regione a tenere le porte aperte per le persone bisognose di protezione internazionale.
L’organo delle Nazioni Unite ha sottolineato la necessità di registrare con urgenza tutti gli sfollati interni, al fine di migliorare l’erogazione degli aiuti e meglio rispondere ai bisogni dei più vulnerabili.
I Rohingya in Birmania rappresentano il cinque per cento della popolazione del Paese, che conta quasi 60 milioni di abitanti.

Centinaia di Rohingya si ritiene siano stati uccisi e migliaia sono stati costretti alla fuga a causa dei recenti attacchi da parte di estremisti buddisti; tali estremisti, attaccano frequentemente i Rohingya e bruciano le loro case.
L’esercito birmano avrebbe addirittura fornito ai fanatici contenitori di benzina per incendiare le case dei contadini musulmani, che sono stati poi costretti a fuggire. Nonostante tutto questo però, il presidente degli USA, Obama, non ha esitato a definire il governo birmano come uno dei più attivi regimi in fase di democratizzazione, dichiarandosi soddisfatti dei presunti “progressi” fatti in tal senso negli ultimi mesi.

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