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Beirut, cecchino di Tayouneh dipendente ambasciata Usa

Il giornalista libanese, Hosein Mortada, ha identificato un impiegato dell’ambasciata statunitense come uno dei cecchini che hanno aperto il fuoco contro i sostenitori dei movimenti Hezbollah e Amal che stavano manifestando pacificamente davanti al Palazzo di Giustizia nel centro di Beirut.

Venerdì, in un post sul suo account Twitter, Hosein Mortada ha pubblicato una foto di Shukri Abu Saab, un membro delle forze di sicurezza libanesi e impiegato dell’ambasciata statunitense. Saab risulta tra i cecchini coinvolti nell’agguato di Tayouneh a Beirut. Questo episodio è solo l’ennesima conferma dell’ingerenza americana nella destabilizzazione del Paese dei Cedri.

L’agguato delle Forze libanesi a Beirut

Giovedì, almeno sette persone sono state uccise e altre 60 ferite dopo che uomini armati hanno attaccato i sostenitori di Hezbollah e Amal mentre attraversavano la rotatoria Teyouneh di Beirut che divide i quartieri cristiani e sciiti. 

I manifestanti erano scesi nelle strade della capitale libanese per protestare contro la politicizzazione dell’indagine giudiziaria sull’esplosione al porto del 2020 che ha devastato aree di Beirut e causato oltre 200 morti.

Al-Manar rivela i nomi degli assassini delle Forze libanesi

Al-Manar ha rivelato i nomi dei miliziani delle Forze libanesi che hanno preso parte all’imboscata di Tayouneh. George Touma, militante delle Forze libanesi, stava guidando un Black Wrangler nella zona dell’imboscata. Suo figlio, Rodrigue Touma, un altro militante che si spostava da un edificio all’altro sparando sui manifestanti. Al-Manar ha rivelato anche i nomi di altri militanti che hanno sparato sui manifestanti: Nassib Touma, Rodney Asswad, Najib Hatem e Tawfik Moawad.

Quanto ai comandanti che guidavano i militanti e si coordinavano con il comando della milizia delle Forze libanesi sul campo, Al-Manar ha rivelato i nomi di tre di loro: Tawfik Simon Moawad, Elias Michel Nakhle e Shokri Bou Saab.

Dalla fine del 2019, il Libano è impantanato in una profonda crisi finanziaria, che ha spinto più della metà della popolazione libanese nella povertà.

di Yahya Sorbello

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