Basta sessismo nella tv italiana
Sessismo – Da più di vent’anni di assiste nella tv Italiana a messaggi che continuano a riprodurre stereotipi di genere socialmente dannosi. A una decina di anni di distanza dal documentario “Il corpo delle donne”, prodotto dall’autrice Lorella Zanardo, la quale denunciava la mercificazione della donna e l’immagine spesso caricaturale nei principali canali Tv, abbiamo constatato che non è ancora cambiato niente.
Gran parte dei programmi televisivi continuano a utilizzare un linguaggio sessista, attraverso le immagini e i dibattiti.
Venerdì 2 aprile durante una puntata di Pomeriggio 5, numerosi personaggi televisivi si sono scagliati contro la showgirl Aurora Ramazzotti per aver portato all’attenzione dei social il tema del catcalling (molestia sessuale di tipo verbale che in gran parte dei paesi europei è sanzionata per legge). Ne è venuta fuori un’informazione che ancora oggi rifiuta il dibattito femminista, sminuisce le denunce delle donne e giustifica episodi di violenza e discriminazione contro le donne.
Durante la trasmissione, Rita Dalla Chiesa, una delle donne più autorevoli della tv ha dichiarato parole gravissime: “Ti accorgerai di essere vecchia quando nessuno ti farà un fischio di ammirazione e infatti a me così è successo”. Ancora una volta in tv uomini e donne più anziane continuano a perpetrare l’idea delle donne come oggetto sessuale e colpevolizzare le vittime di molestie solo per aver sporto denuncia o per essersi sottratte a un modo di mercificare le donne – soprattutto le giovanissime – diffuso ancora in tv.
Non è la prima volta che questo accade, ricordiamo come sono stati affrontati i dibattiti sul movimento Metoo e quello che è successo nel corso del 2020/2021, diverse trasmissioni hanno trattato l’inchiesta dello stupro a “Terrazza Sentimento”, invitando in studio conoscenti del presunto stupratore. Ne consegue che la vita e il comportamento delle vittime sono stati messi sotto esame, come se ci fosse una giustificazione nei confronti di un uomo che pone violenza contro le donne. Anche le televisioni pubbliche hanno continuato per mesi a creare dibattiti che assomigliavano più a un processo verso le vittime, etichettate come di facili costumi e guardate con sospetto.
D’altra parte, in altre trasmissioni televisive, quelle legate allo trattenimento si continua a proporre un ruolo femminile accessorio, legato soltanto all’aspetto fisico e mediante la presenza e la rappresentazione delle donne in maniera caricaturale e molto spesso sessualizzata, vedesi trasmissioni come l’Eredità, ma sopratutto Ciao Darwin o Avanti un Altro (dove peraltro il catcalling viene inscenato in pratica dagli ospiti in studio).
Anche la tv pubblica non è esente da misoginia, ad esempio, al Festival di Sanremo 2021 i conduttori Fiorello e Amadeus hanno inscenato un’esibizione in cui vestiti da donna cantavano la canzone “Siamo Donne” di Jo Squillo e Sabrina Salerno, rappresentando in maniera ridicola un messaggio femminista. La stessa Jo Squillo ha criticato pesantemente la gag. In numerose trasmissioni televisive continuano a essere poche le donne in qualità di conduttrici, giornaliste ed esperte, non solo tra gli addetti ma anche tra gli ospiti e sono diffusi atteggiamenti di mansplaning.
L’osservatorio ”Le Donne Contano”, nato sul web con lo scopo di fare ricerche sulla presenza femminile in televisione, ha rilevato che le donne nei talk sono meno del 32% (Giugno 2020). Questo dato è emerso analizzando numerose trasmissioni televisive che parlano di politica e attualità.
A poco sono valsi i numerosi appelli negli anni per migliorare la rappresentanza e rappresentazione delle donne nella televisione per quanto riguarda l’immagine e il linguaggio con il quale vengono affrontati certi temi, come le molestie sessuali e il catcalling ma perfino il femminicidio. Noi firmatar* chiediamo che l’Italia si adegui alle richieste della Convenzione di Istanbul nell’adeguamento verso una rappresentazione femminile e un dibattito di tematiche di genere coerenti e rispettose, come forma di prevenzione della violenza contro le donne e del femminicidio, (che in Italia purtroppo avviene con una frequenza di una vittima ogni 2 giorni) e per la riduzione del gap di genere, che vede l’Italia fanalino di coda in Europa.