Barhain. Alla vigilia delle elezioni si acuisce la repressione del regime sui manifestanti dell’opposizione
La popolazione del piccolo regno del Golfo Persico, in gran parte costituita da musulmani sciiti, da lungo tempo si lamenta di essere discriminata dal regime del Bahrain, quando si tratta di opportunità di lavoro e del diritto a una carica pubblica. Da metà febbraio 2011, migliaia di manifestanti anti-regime hanno tenuto numerose dimostrazioni nelle strade del Paese, chiedendo alla famiglia reale Al-Khalifa di cedere il potere.
Il 14 marzo 2011, le truppe provenienti dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti hanno invaso il Bahrain per sostenere il regime nel suo giro di vite contro i manifestanti dell’opposizione. Nelle violenze attuate dalle forze di sicurezza decine di cittadini sono stati uccisi, centinaia feriti e migliaia arrestati.
Le ultime proteste si sono svolte domenica scorsa, i manifestanti sono scesi in strada nell’isola nord-orientale di Sitra, la vicina area di Eker, ed i villaggi di Samaheej e Tubli per chiedere l’immediato rilascio delle donne arrestate nelle loro case negli ultimi giorni. In Eker, le forze del regime hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Simili proteste sono state organizzate anche il venerdì a Sitra, e nei villaggi di Samaheej, Malkiya, e Abu Saiba. Il regime ha arrestato 13 attiviste che esprimevano il loro disaccordo con le prossime elezioni parlamentari in programma nel Golfo Persico. Due di loro sono state rilasciate e le altre 11 sono ancora in custodia.
La maggior parte delle attiviste sono state arrestate la scorsa settimana dopo che il ministero degli Interni del Bahrain le ha accusate di “preparare un referendum anti-regime, il giorno delle elezioni legislative.” Anche un certo numero di uomini sono stati arrestati. Il regime prevede di tenere le elezioni il 22 novembre, nonostante le proteste in corso contro la famiglia regnante Al-Khalifa.
In relazione alle elezioni del 22 novembre la figura religiosa sciita del Bahrain, lo sceicco Issa al-Qasem, ha protestato contro le modalità di svolgimento delle prossime elezioni legislative, definendole non democratiche, “Il regime vuole svolgere le elezioni per realizzare propri specifici obiettivi ignorando la compartecipazione di altri”. Il voto è stato boicottato già dall’opposizione del regno, guidata dal partito sciita Al-Wefaq, perchè “consolida il potere autoritario” della dinastia al potere Al-Khalifa.
Lo stato del Golfo arabo è stato oggetto di critiche da parte di gruppi per i diritti umani per la sua dura repressione contro i manifestanti anti-governativi. Nel mese di giugno, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha censurato il regime di Manama per violazioni dei diritti umani. Un totale di 46 membri del corpo internazionale ha espresso profonda preoccupazione per la repressione del regime di Al-Khalifa su manifestanti pacifici.