Europa

Elezioni in Irlanda, vittoria per lo Sinn Féin

Bisogna tornare indietro nel 1918 per leggere al meglio i risultati delle elezioni irlandesi del Febbraio 2020. Quell’anno, Constance Markievicz fu la prima deputata donna eletta al parlamento britannico. La Markievicz, che faceva parte del Sinn Féin, non arrivò mai in parlamento perché era detenuta in carcere a causa dei tumulti della storica “Rivolta di Pasqua” del 1916. Alle ultime elezioni lo Sinn Féin ha ottenuto il 24,5 %, mentre il Fianna Fàil  il 20.9. Il resto è suddiviso tra partiti minori tra le quali spicca il partito degli ambientalisti “Green party”. Il Sinn Féin non ha presentato candidati in tutti i collegi elettorali e la maggior parte dei seggi potrebbe andare a Fianna Fàil il cui leader Michael Martin non esclude un governo di coalizione.

Innegabile che a vincere le elezioni sia stata Mary Lou McDonald, leader dello Sinn Féin che ha preso il posto dello storico leader Gerry Adams. McDonald, 50 anni, si è presentata al suo elettorato con la famosa esclamazione in gaelico “Tiochfaidh àr là” (Il nostro giorno verrà), come prometteva il martire dell’Ira, Bobby Sands, morto nel 1981 nel corso di uno sciopero della fame nel carcere nord irlandese di Maze.

Chi conosce bene le dinamiche dell’Irlanda parla di un voto di protesta contro l’alto costo della vita ed i prezzi troppo alti delle case. Una nazione molto piccola che negli ultimi decenni ha vissuto un boom che le è valso il soprannome di “tigre celtica”, trasformandola da un’isola dalla quale la gente emigrava in massa, in un gigante dell’economia sino ad arrivare al brusco risveglio del 2008 con il crash finanziario che l’ha portata sull’orlo del fallimento.

Sinn Fèin e il sogno dell’Irlanda unita

Le elezioni hanno punito il partito di centro destra del premier Varadkar, Fine Gael al governo dal 2011, ma hanno anche punito il principale partito d’opposizione, i centristi del Fianna Fàil che hanno governato in precedenza. Varadkar si era anche schierato nettamente contro la Brexit e per l’Unione Europea, da cui l’Irlanda ha enormemente beneficiato in termini economici. Una scelta, quella pro-Ue, che ora viene abbracciata con entusiasmo anche dallo Sinn Fein. La Brexit potrebbe propiziare un referendum per la riunificazione dell’isola, da sempre l’obiettivo principale del partito, storico braccio politico dell’Ira (Irish Republican Army).

Ora lo Sinn Féin potrebbe trovarsi al potere sia a Belfast, nel governo congiunto autonomo nord-irlandese insieme agli unionisti filo-britannici del Dup, e a Dublino, insieme ai moderati di Fianna Fàil. Una grande chance per raggiungere il sogno di un’Irlanda unita e indipendente, dopo le divisioni intestine che un secolo fa portarono all’assassinio del suo leader Michael Collins. Uno sviluppo che Boris Johnson, da Londra, segue con preoccupazione. “Noi stessi”, il significato di Sinn Fèin in gaelico, diventa oggi un proclama più concreto per l’Isola di Smeraldo, come viene chiamata per il colore dei suoi prati perennemente verdi.

di Sebastiano Lo Monaco

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