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Arabia Saudita giustizierà otto adolescenti con accuse inventate

Arabia Saudita – Attivisti per i diritti umani hanno riferito che otto adolescenti della regione di Qatif, a maggioranza sciita, saranno presto giustiziati. Da diversi anni il regime saudita sta portando avanti una violenta repressione guidata dal principe ereditario Mohammed bin Salman contro dissidenti e attivisti anti-regime.

Gli attivisti hanno organizzato una campagna con l’hashtag arabo “Stop the Slaughter” per chiedere l’abolizione delle pene di morte inflitte ai minori.

Manasif, uno degli adolescenti arrestati, è stato violentemente attaccato e arrestato nell’aprile 2017, vicino alla cosiddetta Corte di giustizia di Qatif. Stava camminando per strada quando le forze saudite hanno aperto il fuoco e lo hanno arrestato, senza fornire un mandato di arresto o alcun motivo per il provvedimento.

Le autorità saudite hanno permesso alla famiglia di Manasif di incontrarlo solo sei mesi dopo la sua detenzione, e durante quel periodo è stato tenuto in isolamento. È stato torturato più volte da ufficiali sauditi, picchiato fino a perdere i sensi e poi portato in ospedale. Tra le accuse mosse contro di lui vi sono la partecipazione ai funerali di oppositori politici, la partecipazione a manifestazioni contro il regime, aver cantato slogan contro il regime di Riyadh, tentativi di incitare alla sedizione e turbare la sicurezza nazionale, incoraggiamento a sit-in, l’affiliazione a gruppi terroristici e attacchi (presunti) alle forze di sicurezza.

Qatif, spina nel fianco dell’Arabia Saudita

La provincia orientale di Qatif è stata teatro di manifestazioni pacifiche dal febbraio 2011. I manifestanti chiedono riforme, libertà di espressione, rilascio dei prigionieri politici e fine della discriminazione economica e religiosa nei confronti della regione ricca di petrolio. Le proteste popolari sono state accolte con una pesante repressione da parte del regime. Le forze di sicurezza saudite hanno aumentato le misure di sicurezza in tutta la provincia, soffocando nel sangue ogni forma di protesta.

di Redazione

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