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Arabi e Israele dopo il 14 aprile

Gli Stati arabi si trovano ad affrontare una nuova realtà dopo il successo dell’operazione iraniana “True Promise”. Con l’Iran che penetra nel famigerato sistema di difesa israeliano con un numero relativamente piccolo di missili di vecchia tecnologia, gli Accordi di Abraham e il futuro delle relazioni arabo-israeliane sono tornati sotto i riflettori.

Israele ha minimizzato l’attacco dell’Iran sostenendo che solo l’1% dei proiettili sparati è riuscito a colpire i propri obiettivi. Per dimostrarlo, ha filmato solo parti specifiche delle aree colpite, vietando la distribuzione di qualsiasi altro filmato catturato durante o dopo l’offensiva iraniana. 

Come nascondere un fallimento…

In un video diffuso dal regime israeliano, un membro dell’esercito israeliano accanto a un booster missilistico, sostiene che si tratta di un “missile iraniano che ha mancato l’obiettivo. Ciò dimostra che, nonostante le affermazioni della Repubblica Islamica, le basi israeliane non hanno subito danni”. Purtroppo, il milite israeliano era ignaro del fatto che i booster sono progettati per separarsi dal missile prima che la testata raggiunga il suo obiettivo.

Anche altri video pubblicati da Israele per dimostrare i “danni lievi” inflitti alle sue installazioni militari hanno sollevato dubbi. Una clip mostra un buco piuttosto piccolo nel terreno con detriti perfettamente accumulati accanto ad esso. Un altro mostra le conseguenze delle testate da una tonnellata in un’area, dove le piccole condutture sono rimaste completamente intatte. Nei filmati forniti dalle autorità è assente qualsiasi indicazione di esplosioni o incendi. Inoltre, gli spettatori sono vistosamente privati ​​di qualsiasi ripresa grandangolare raffigurante le basi prese di mira. 

99%…?

Gli analisti militari hanno anche contestato le affermazioni israeliane circa il tasso di successo del 99%, nell’abbattimento di missili e droni iraniani. Si ritiene che i tre siti militari altamente protetti presi di mira dall’Iran siano stati distrutti o abbiano subito gravi danni.  

L’innegabile successo dell’operazione iraniana True Promise, è arrivato mentre Israele e i suoi alleati si preparavano ad una situazione di stallo da oltre 12 giorni. Teheran avrebbe anche informato i Paesi della regione del suo imminente attacco, 72 ore prima che avesse luogo. Con tutto il tempo a disposizione e l’aiuto di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Giordania, Israele non è riuscito a impedire all’Iran di colpire con precisione le basi coinvolte nell’attacco del regime del 1° aprile all’ambasciata iraniana a Damasco. 

L’attacco iraniano contro Israele ha sfatato ancora una volta le bugie di Israele sulla sua invincibilità, dopo che il regime non è riuscito a “sradicare” Hamas in sei mesi di massacri a Gaza

Anche Paesi arabi destinatari del messaggio dell’Iran

L’operazione True Promise è stata accolta con entusiasmo dalle popolazioni arabe e non solo. Migliaia di cittadini arabi sono scesi in piazza per celebrare questo evento storico. Per la prima volta negli ultimi sei mesi, i palestinesi di Gaza hanno potuto tirare un sospiro di sollievo, sapendo che i proiettili che illuminavano i cieli non erano destinati a loro.

I forti sentimenti anti-israeliani nel mondo arabo e la ritrovata popolarità dell’Iran, potrebbero significare che gli Stati arabi dovranno riconsiderare l’idea di diventare intimi con Israele, iniziata con l’introduzione degli Accordi di Abramo nel 2020. 

“Gli Stati Uniti hanno cercato di persuadere i Paesi della regione che un accordo con Israele potrebbe garantire loro la sicurezza. Queste insistenze finiranno ora che le vere capacità di Israele sono state rivelate. I governanti arabi non si sentiranno più obbligati a stringere legami con Israele per proteggersi”, ha affermato Saedollah Zareie, esperto dell’Asia occidentale. 

Zareie ha aggiunto che con la politica di buon vicinato dell’Iran, stringere legami più forti con Teheran potrebbe essere molto più vantaggioso per gli arabi che farsi coinvolgere nelle infinite sventure del regime israeliano. “Penso che in futuro i Paesi della regione graviteranno maggiormente verso l’Iran. Diversi Stati della regione dovrebbero cercare di garantire la pace e la sicurezza senza fare affidamento su forze straniere. Sarebbe la cosa migliore per tutti noi”. 

di Mona Hojat Ansari

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