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Progetto Nimbus: Google partner di Israele nei suoi crimini

Il caso della polizia americana che ha arrestato un gruppo di nove dipendenti di Google, dopo che questi avevano organizzato un sit-in di 8 ore negli uffici dell’azienda a New York e in California, per protestare contro il coinvolgimento dell’azienda nel progetto “Nimbus”, ha rilanciato il dibattito sulla realtà di questo progetto e sulla possibilità di un suo collegamento con i crimini contro l’umanità commessi durante l’aggressione americano-israeliana alla Striscia di Gaza.

Il sit-in prevedeva che i dipendenti del campus di Sunnyvale in California prendessero il controllo dell’ufficio del CEO di Google Cloud Platform, Thomas Kurian. L’organizzazione attivista No Tech for Apartheid, che rappresenta i lavoratori tecnologici contrari agli affari con Israele, ha trasmesso la protesta in diretta. La polizia di Sunnyvale è stata chiamata a rimuovere i dipendenti, nove dei quali sono stati accusati di reati minori e 28 dei quali sono stati licenziati.

A scatenare le proteste è stato un articolo riportato qualche giorno fa dalla rivista Time, in cui si rivelava che Google fornisce servizi di cloud computing al Ministero della Difesa israeliano, e che quest’ultimo beneficia di uno sconto del 15% sulle spese di consulenza a causa del “Nimbus Framework” ai sensi del contratto.

Cos’è il progetto Nimbus?

Un progetto congiunto di cloud computing, intelligenza artificiale e machine learning tra il regime israeliano e il suo esercito e le società “Google Cloud Platform” e “Amazon Web Services”, del valore di 1,2 miliardi di dollari.

Il progetto Nimbus è iniziato nel gennaio 2020, ma il Ministero delle Finanze israeliano lo ha annunciato nell’aprile 2021. Da allora, questo progetto ha sollevato dubbi sui suoi misteri e segreti, soprattutto a causa del suo costo elevato, e di dichiarazioni ufficiali contrastanti al riguardo. Lo scopo sarebbe di creare siti cloud locali capaci di garantire la conservazione delle informazioni per l’entità entro i confini della Palestina occupata secondo rigide linee guida di sicurezza. Come dichiarò all’epoca un portavoce di Google, il contratto è destinato a carichi di lavoro relativi ai settori “finanziario, sanitario, dei trasporti e dell’istruzione” e non tratta informazioni altamente sensibili o riservate.

Esperti specializzati hanno indicato che gli strumenti di intelligenza artificiale di Google Cloud Platform potrebbero fornire all’esercito di occupazione e ai servizi di sicurezza dell’entità la capacità di rilevare volti, classificare automaticamente immagini, tracciare oggetti e analizzare emozioni.

Sistemi “Hepsora” e “Lavender”

Forse l’entità ha beneficiato di queste capacità sviluppando le proprie applicazioni di intelligenza artificiale, che sono state testate sul campo durante l’aggressione alla Striscia di Gaza, e che hanno suscitato polemiche diffuse in tutto il mondo, soprattutto per quanto riguarda i sistemi “Hepsora” e “Lavender”, che si è scoperto essere stati utilizzati per identificare i volti di On e nella produzione di bersagli per l’aeronautica israeliana (più di 37mila bersagli).

Questo progetto all’epoca suscitò anche il sospetto che l’entità avrebbe utilizzato queste tecnologie avanzate per commettere ulteriori violazioni dei diritti umani dei palestinesi nel contesto dell’occupazione in corso, conducendo una maggiore sorveglianza su di loro e raccogliendo dati illegali su di loro, oltre a facilitare l’espansione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati.

Il progetto si compone di 4 fasi:

1) Acquistare e costruire un’infrastruttura cloud (ci sono diverse sedi aziendali nell’entità).

2) Formulare una politica governativa per spostare le operazioni nel cloud.

3) Spostare le operazioni nel cloud.

4) Implementare e migliorare le operazioni cloud.

Le condizioni poste da Israele per il progetto impediscono alle aziende di interrompere i propri servizi a causa delle pressioni di boicottaggio. Inoltre proibisce loro di rifiutarsi di prestare servizio in una specifica agenzia governativa e li costringe ad impiegare migliaia di coloni.

di Redazione

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