Ancora uno scandalo per la politica siciliana
Un blitz della Guardia di Finanza all’Assemblea regionale siciliana ha portato all’arresto di due consiglieri e di un ex deputato regionale. Si tratta di Nino Dina, Udc, presidente della Commissione bilancio dell’Ars, Roberto Clemente, eletto nella lista dei Pid-Cantiere popolare, anche lui membro della commissione e Franco Mineo, ex deputato, già indagato per intestazione fittizia di beni. I deputati siciliani sono accusati, a vario titolo, di aver promesso o ricevuto somme di denaro e altre utilità in cambio di voti, per sé e per altri.
Le ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessi dal Gip del tribunale di Palermo arrivano dopo una serie di indagini di mafia condotte dalla Guardia di Finanza che ha accertato delle irregolarità durante le elezioni del 2012 per il rinnovo del Consiglio Comunale di Palermo e dell’Assemblea regionale siciliana. Insomma, denaro e posti di lavoro in cambio di voti, queste le offerte di alcuni deputati durante la campagna elettorale.
“Amareggia che esponenti del Parlamento siciliano siano coinvolti in vicende di voto di scambio addirittura con ambienti mafiosi”, queste le parole pronunciate del Presidente della Regione Crocetta dopo l’ultimo uragano che si è abbattuto nei palazzi del potere siciliano. Già, amareggia e sconforta constatare ancora una volta come la politica faccia parlare di sé più per gli scandali che per l’impegno per trovare soluzioni alle difficoltà che incontriamo tutti i giorni. Forse il peccato è stato affidarci alle promesse di chi in mente aveva un interesse soltanto: il proprio. Regolarmente, secondo quasi un canone, dove c’è potere c’è abuso. Il rischio: che un determinato modo di intendere la politica diventi prassi. La conseguenza: la rassegnazione.