Ambiente: Italia deferita alla Corte di Giustizia Ue
La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia europea per questioni legate alla tutela dell’ambiente, ossia il mancato abbattimento degli ulivi affetti dal batterio della xylella, la ripetuta violazione dei livelli di polveri sottili (PM10) presenti nell’aria e la mancanza di un programma nazionale sulla gestione dei rifiuti radioattivi.
Sulla xylella l’Ue era stata perentoria: gli alberi ammalati nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto andavano abbattuti, dato che la lotta al batterio aveva largamente fallito il proprio obiettivo. Sulla problematica erano già state aperte delle procedure d’infrazione che si sono aggravate fino al deferimento visto che nel territorio non sono state approntate le misure necessarie per evitare che il contagio si espandesse.
Il batterio della xylella fastidiosa, attraverso l’instancabile attività dell’insetto conosciuto volgarmente come “sputacchina” (Philaenius spumarius), infatti ha contagiato altri tremila ulivi in un’area che, dai precedenti rilievi del 2015, risultava infestata solo per pochi esemplari. Trattandosi di un patogeno da quarantena, la Commissione sta approntando un aggiornamento dell’area di quarantena, spostando di circa venti chilometri verso nord l’area la zona nella quale intervenire drasticamente.
Per ciò che attiene ai livelli di PM10 nell’aria, il nostro Paese con i suoi 66mila morti l’anno è lo Stato membro con il più alto tasso di mortalità connessa all’inquinamento da polveri sottili. Nonostante l’incontro avvenuto il 30 gennaio scorso a Bruxelles con il Commissario europeo all’Ambiente Karmenu Vella, nulla si è fatto per migliorare una situazione che si protrae da troppo tempo. L’Italia avrebbe dovuto attuare le norme europee già nel 2005, ma in questi tredici anni i livelli di particolato causato dal consumo di energia elettrica e dal riscaldamento, dai trasporti, dall’industria e dall’agricoltura sono bel lontani dal rispetto dei limiti stabiliti dalla Commissione europea.
Ricordiamo che assieme all’Italia, sono state deferite per lo stesso motivo anche Ungheria e Romania, mentre Regno Unito, Francia e Germania sono state deferite per il superamento dei livelli di biossido d’azoto (NO2).
L’ultimo motivo di deferimento riguarda la mancata notifica di un programma nazionale che possa assicurare la piena conformità alla direttiva europea sui rifiuti radioattivi. La notifica del programma, che dovrebbe riguardare anche la gestione del combustibile nucleare esaurito, avrebbe dovuto essere effettuata entro il 23 agosto del 2015, ma il termine è decorso inutilmente, nonostante i numerosi solleciti da parte della Commissione, sfociati nell’invio a Roma di un parere motivato lo scorso luglio, ultimo atto prima dell’attuale deferimento alla Corte di giustizia europea.
di Massimo Caruso