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Alitalia: via libera all’operazione Etihad, 2.251 famiglie finiscono per strada

di Salvo Ardizzone

Il 13 giugno, dopo quasi 9 ore di riunione, il Cda di Alitalia ha dato carta bianca a Presidente ed Amministratore Delegato per chiudere il contratto con Etihad; nella stessa riunione, è stata approvata la bozza di bilancio del 2013 da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea dei soci. Al termine della riunione non sono stati diffusi particolari sui conti (erano previste pesanti perdite), ma è stato annunciato che sono stati deliberati accantonamenti e svalutazioni su perdite per almeno 233 ml.

Si arriva così alla stretta finale per la lunga vicenda Alitalia; certo, secondo la richiesta di Etihad, sono ancora da definire gli accordi con le banche creditrici per la rinegoziazione di 565 ml di debito su circa 1 mld complessivo: Intesa e Unicredit cercano di coinvolgere maggiormente Mps e Popolare di Sondrio che vorrebbero rimanere più defilate, tuttavia, magari dopo una trattativa in cui ciascuno cercherà di spuntare migliori condizioni, a un accordo si arriverà di certo, perché a nessuno conviene far saltare il tavolo a questo punto, rimanendo con in mano un pugno di mosche e un pacchetto di crediti d’una società fallita.

Resta il nodo doloroso dei 2.251 esuberi (leggi più correttamente licenziamenti) richiesti nell’accordo; oggi riprende la trattativa coi sindacati, ma il potere contrattuale di rappresentanti sindacali e azienda nei confronti di Etihad è assai basso, guardando in faccia l’amara realtà c’è ben poco da sperare se si vogliono salvare gli altri quasi 11mila posti di lavoro.

Come abbiamo già detto in un precedente articolo, in cui anticipavamo la sostanza di queste notizie, per anni Alitalia è stata un vergognoso esempio di sprechi, clientelismo e inefficienza. In questo buco nero, dal 2008 (l’anno della ridicola cordata dei “capitani coraggiosi” di berlusconiana memoria) sono stati buttati miliardi senza ottenere null’altro che passivi di bilancio (e negli anni precedenti è stato anche peggio).

Peccato che alla fine a pagare rimanga sempre la parte più debole, prima illusa col miraggio d’un posto di lavoro e poi buttata per strada dalla colpevole irresponsabilità d’un management e d’una politica entrambi inetti quanto cinici, che hanno spremuto dalla società quanto hanno potuto.

Si, di una cosa Alitalia può essere additata ad esempio: di come non si debba gestire un’azienda.

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