Aleppo, la liberazione è ormai questione di tempo
Ad Aleppo, respinto l’improponibile piano dell’inviato dell’Onu De Mistura, che avrebbe salvato i terroristi dalla capitolazione consegnando loro la città, le forze siriane e i loro alleati stanno stringendo i “ribelli” in un’area sempre più ristretta.
Il distretto di Jabl Badro è già stato liberato e i reparti della 102^ Brigata della Guardia Repubblicana, sostenuti dai continui attacchi delle forze aeree russe e siriane, stanno avanzando in quello confinante di Hanano, nella periferia orientale di Aleppo.
A nord-ovest, nell’ultimo lembo del Governatorato di Latakia ancora in mano ai “ribelli”, violenti scontri fanno pensare all’inizio di un’offensiva e comunque fissano sulle loro posizioni i terroristi, impedendo che possano recare aiuto a quelli circondati ad Aleppo.
Che sia in atto lo sforzo finale per la completa liberazione della seconda città della Siria, e che Damasco intenda proseguire “ripulendo” l’intero Paese, è testimoniato anche dal fatto che lo Stato Maggiore siriano ha creato il 5° Corpo d’Armata, in cui inquadrare le leve arruolate nei mesi scorsi e i volontari che affluiscono ancora, anche dalle zone tutt’ora sotto il controllo dei “ribelli”.
La Grande Unità avrà la base di addestramento a Qatana, a sud-ovest di Damasco, nei pressi del confine libanese, e si aggiungerà ai 3 Corpi d’Armata strutturali dell’Esercito ed al 4°, creato nell’ottobre del 2015, che opera nel nordest del Paese.
Mentre ad Aleppo si combatte la battaglia decisiva, al Governo di Damasco giungono sempre nuovi attestati di solidarietà; da ultimo il presidente egiziano Al-Sisi ha rinnovato l’appoggio a Siria ed Iraq per l’impegno contro il terrorismo (per inciso, l’Egitto ha in corso da settimane una vasta operazione in Sinai, nel tentativo di riprenderne il controllo).
Niente di nuovo, è la solita corsa in soccorso di chi si riconosce vincitore; la nuova Presidenza Usa, comunque intenda muoversi, troverà un Medio Oriente assai diverso dal passato.
di Redazione