L’agonia del popolo Saharawi nell’indifferenza dei regnanti
Dopo i Reali di Spagna, Papa Bergoglio ha annunciato la sua visita in Marocco per il 30 e 31 marzo. Se la visita del re Felipe VI e della Regina Letizia ha avuto lo scopo di rafforzare le relazioni bilaterali tra i due Paesi, ma anche di evidenziarne la “realpolitik” a scapito dei più deboli Saharawi, il popolo del deserto ha inviato una lettera a Papa Francesco perché interceda con il Re del Marocco per il raggiungimento della pace, perché non sia la pace dello sterminio ma la pace della giustizia.
La visita in Marocco dei Reali di Spagna, una relazione inenarrabile
A febbraio i Reali di Spagna, accompagnati da sei ministri hanno fatto visita al Re del Marocco. A fronte delle tendenze xenofobe che attraversano l’Europa, il re Felipe VI ha elogiato a Rabat “il contributo degli immigranti marocchini allo sviluppo della Spagna”, al termine della sua visita ufficiale in Marocco. In un incontro con la comunità spagnola nel Paese, il sovrano – citato dai media iberici – ha esortato a tendere ponti fra le due rive dello Stretto di Gibilterra, ricordando al contempo “l’estesa comunità marocchina che vive e contribuisce senza dubbio allo sviluppo della Spagna”.
Nessun accenno all’occupazione marocchina nel Sahara occidentale, al popolo Saharawi in attesa di un referendum per l’autodeterminazione. Al popolo Saharawi diviso tra la diaspora, i campi profughi in Algeria e lo stesso Sahara Occidentale occupato. Durante gli anni di piombo di Hassan II la repressione fu brutale: sparizioni forzate, assassinii, bombardamenti, il tentato genocidio che è oggetto di indagine presso il Tribunale Nazionale. Con l’attuale monarca, Mohamed VI, la situazione non è migliorata. Dal 2007 si sono susseguiti processi contro gli attivisti Saharawi, cacciati dalle loro città, seguiti e molestati. Le diverse parti a turno nel governo spagnolo non hanno protestato contro questa situazione, nonostante le denunce. Invece, hanno venduto armi, hanno ricevuto comitive ufficiali che includevano torturatori come Hosni Benslimane, poi sono tornati in concomitanza con questi personaggi in Marocco.
Nelle risposte ufficiali, si dice che gli aiuti umanitari internazionali vengano cooperati nei campi profughi. La Spagna è complice di questa situazione ed ha la cinica sfrontatezza di usare l’aiuto come un alibi. Ci sono molti meccanismi e forum in cui interagisce con il Marocco: cooperazione giudiziaria, emigrazione, commercio… e sembra che nessuno sia usato per chiedere che questo conflitto venga risolto. La Spagna pretende nuove elezioni in Venezuela, ma non dice nulla sul referendum atteso da oltre 40 anni dai Saharawi.
Le relazioni di Felipe VI con il re del Marocco, Mohamed VI, sono identiche a quelle intercorse negli anni ’70 tra Juan Carlo II e Hassan II. Due anni fa, la Cia ha declassificato documenti confidenziali che rivelarono che negli anni ’70 Juan Carlos II negoziava segretamente i termini della Marcia Verde con Hassan II.
Lettera a Papa Francesco in occasione del suo viaggio in Marocco
In occasione del viaggio in Marocco di Papa Francesco, alcune associazioni solidali con il popolo Saharawi gli hanno inviato una lettera perché interceda con il Re del Marocco per il raggiungimento della pace.
Secondo il programma ufficiale del 28esimo viaggio apostolico di Papa Francesco in Marocco, dal 30 al 31 marzo pubblicato dalla Sala Stampa del Vaticano, il viaggio si svolgerà solo a Rabat, dove il 30 marzo sono previsti incontri con il re Mohammad VI, il popolo marocchino, gli imam e i migranti assistiti dalla Caritas. Il 31, Francesco visiterà un centro sociale delle Figlie della carità, incontrerà i sacerdoti in cattedrale e celebrerà la Messa per la piccola comunità cattolica.
La lettera, facendo riferimento all’occupazione marocchina nel Sahara occidentale, considera un obbligo “ricordare che questo Paese occupa una parte del Sahara occidentale, ex colonia spagnola che non è stata decolonizzata dalla Spagna e ancora in attesa di un referendum per l’autodeterminazione. Le Nazioni Unite continuano a cercare modi per risolvere il conflitto e il Marocco, sostenuto dai governi di Paesi come la Francia o la Spagna, ostacola sistematicamente il processo.
Nella lettera si parla delle condizioni di vita nei territori occupati, dei prigionieri politici, delle risorse del popolo saccheggiate dall’impunità del Marocco, del “Muro della vergogna” costruito dagli occupanti che separa le famiglie Saharawi i cui margini sono disseminati da mine che continuano a causare molte vittime.
La lettera conclude: “Invitiamo fortemente Sua Santità a indicare al Re del Marocco l’assurdità di mantenere l’occupazione del territorio Saharawi, e di intercedere per i prigionieri e per il rispetto della sua gente e delle sue risorse naturali. Ti salutiamo con speranza, a cui uniamo la nostra speranza che la situazione del popolo Saharawi possa risolversi dopo 43 anni di occupazione e sofferenza, è indispensabile raggiungere la pace, ma non la pace dello sterminio ma la pace della giustizia”.
di Cristina Amoroso