In Africa si muore di fame e di promesse…
Africa – L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha annunciato che gli africani della regione sub-sahariana vivono oggi in condizioni di estrema povertà maggiori rispetto al 1990. L’Onu ha evidenziato in un rapporto, che la regione sub-sahariana è l’unica regione che ha registrato una crescita del numero di persone che vivono in povertà, una crescita passata da 290 milioni nel 1990 a 414 nel 2010. Per Africa sub-sahariana si intende l’area del continente africano situata a sud del Deserto del Sahara. Politicamente si compone di tutti i Paesi africani che sono completamente o parzialmente situati a sud del Sahara.
Le Nazioni Unite affermano che nonostante i progressi nell’istruzione e nella sanità, ancora oggi milioni di africani vivono in estrema povertà nella regione sub-sahariana. Il documento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, sottoscritto nel settembre del 2000, racchiude gli otto obiettivi che tutti i 193 Stati membri dell’Onu si sono impegnati a raggiungere entro il 2015, per migliorare e sviluppare le condizioni di vita delle popolazioni. Fra gli obiettivi del Millennio troviamo lo sradicamento della povertà estrema e della fame, l’istruzione primaria per tutti, la riduzione della mortalità infantile e il miglioramento della salute delle madri. Da alcuni rapporti, che si svolgono annualmente per verificare l’andamento del raggiungimento degli obbiettivi, l’Africa sub-sahariana e l’Asia meridionale risultano le regioni più povere.
Un gruppo di ricercatori dell’università di Oxford ha messo a punto un nuovo sistema per misurare la povertà, l’Mpi. In base all’Mpi, la metà dei poveri del mondo si trova nell’Asia Meridionale (51%, pari a 844 milioni di persone), e un quarto in Africa (28%, pari a 458 milioni). Il Niger ha la più forte intensità e incidenza di povertà (93% della popolazione). La situazione diviene ancora più drammatica in alcune regioni dell’Africa sub-sahariana dove, nel 2009, un terzo della popolazione soffriva la fame in maniera cronica, il 2% in più rispetto al 30% del 2006. Tale condizione sembra essere destinata a peggiorare; nel report si legge che nel 2020 circa il 50% della popolazione africana non avrà quasi più cibo di cui nutrirsi.
Uno dei maggiori impedimenti al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo è rappresentato dai conflitti. Attualmente, sono circa 42 milioni le persone sradicate a causa di conflitti o di persecuzioni. Sono infatti 15,2 milioni i rifugiati. Anche il tasso più elevato di mortalità infantile si riscontra nell’Africa sub-sahariana, pur essendo diminuito del 22% dal 1990. Nel 2008 un bambino su 7 moriva prima dei 5 anni. Quattro malattie costituiscono la causa del 43% delle morti infantili, ovvero polmonite, dissenteria, malaria e Aids.
Da tutto ciò si suppone che difficilmente si riusciranno a raggiungere gli obiettivi entro la data prefissata, a meno che non vengano messe in atto vere e proprie azioni concrete.
Al momento, a causa del mancato impegno della maggior parte degli Stati membri dell’Onu, i risultati appaiono lontani. E l’Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente disatteso le proprie promesse.
di Sara Soliman