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A vent’anni dall’indipendenza del Sudafrica, l’esempio e le lotte di Madiba restano solo un lontano ricordo

di Salvo Ardizzone

Nelson Mandela è stato un colosso, e non solo per la storia del suo Paese; la lunghissima battaglia che ha condotto per i diritti civili e la giustizia sociale ha valicato i confini del Sudafrica, divenendo un simbolo di livello globale. Il 5 dicembre cadeva il primo anniversario della sua morte, ma, al di là dei festeggiamenti, dello spirito della sua lotta laggiù, da tempo, resta ormai assai poco.

L’Anc, il suo vecchio partito, a distanza di vent’anni dalle prime elezioni libere domina ancora la scena politica, come ha dimostrato alla tornata elettorale del maggio scorso, ma i consensi sono in calo e i giovani, i nati liberi che non hanno conosciuto né l’apartheid, né le dure lotte per sconfiggerla, disprezzano la politica o simpatizzano per movimenti radicali come l’Ecc di Julius Malema. Il fatto è che la “vecchia guardia”, cristallizzatasi attorno al potere  sfruttando l’ombra di “Madiba”, ha creato un sistema monopartitico, impadronendosi di tutte le leve di comando e sovrapponendosi alle strutture dello Stato.

Nei vent’anni della sua gestione ininterrotta, è vero che la Nazione – soprattutto nell’ultimo decennio – ha conosciuto una notevole crescita economica che l’ha fatta entrare nel club dei Paesi emergenti più ricchi, il Brics, ma è stata una ricchezza per pochi, basata sullo sfruttamento delle fasce più deboli della popolazione. Vaste aree del Sudafrica e della sua gente non sono state neppure sfiorate dal benessere, rimanendo nella miseria e nella disoccupazione che sono e rimangono altissime.

L’intera classe dirigente dell’Anc ha sostanzialmente ignorato politiche che migliorassero le condizioni sociali e lavorative, acutizzando tensioni e squilibri già aspri di proprio, di cui è emblematico il “massacro di Marikana” del 2012, quando 34 operai di quella miniera di piombo furono uccisi dalla polizia mentre manifestavano.

La visione di Mandela, quella della “Raimbow Nation”, una Nazione che lotta contro le discriminazioni e per l’equità sociale e la giustizia, è stata da lungo tempo abbandonata da un partito tramutatosi in Sistema, che ha gettato via la propria storia in nome di uno sviluppo che crea diseguaglianze, e non più fra Boeri e Neri, ma fra Neri e Neri.

L’attuale presidente, Jacob Zuma, rieletto a maggio, è l’esempio d’un gruppo autoreferenziale, chiuso e abbarbicato a un potere che sfrutta per il proprio tornaconto; protagonista di scandali a catena, fra cui uno stupro e l’appropriazione di 15 ml di euro per ristrutturarsi la villa di Nkandla, è stato difeso dall’establishment per il riflesso di sopravvivenza di una casta di privilegiati, che ha avvertito le prime crepe nel proprio Sistema.

La necessità di svecchiare le strutture di potere, aprendo a strategie che diano risposte, ma vere, ai cambiamenti sociali e politici del Paese, è avvertito anche da esponenti dell’Anc, che non escludono di sostituire Zuma prima della fine del suo mandato (come d’altronde già avvenuto col predecessore Mbeki). In caso contrario, le forti tensioni che stanno montando non solo fra i diseredati delle baraccopoli nere, ma anche fra i tanti giovani tagliati fuori da qualsiasi futuro, attizzate anche dalla frenata dell’economia causata dalla caduta del prezzo mondiale delle materie prime, condurrebbe il Paese a una grave spirale di disordini e instabilità.

In questo scenario, chi se ne avvantaggerebbe non sarebbe l’attuale principale partito d’opposizione, l’Ad di Hellen Zillen, quanto proprio l’Ecc di Malema, un ex dirigente dell’Anc che nel 2013 ha fondato il suo partito con una piattaforma politica populista; puntando allo scontro, anche violento, in nome d’un dichiarato settarismo sconvolgerebbe la Nazione.

Un simile evento si rifletterebbe su tutta l’Africa, privata dell’unico player continentale dopo che la Nigeria è ormai alla deriva, piegata dal ribasso del petrolio e preda d’una corruzione e d’un terrorismo fuori controllo. La deriva dell’Anc e del Sudafrica è l’ennesima sciagura per un’area da sempre assoggettata e stuprata dai peggiori interessi d’ogni parte del Mondo.      

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