Israele distrugge centro test coronavirus palestinese
Le truppe di Israele hanno demolito un checkpoint della sicurezza palestinese usato per testare il coronavirus nella Cisgiordania occupata, riporta l’agenzia di stampa Wafa. Il checkpoint è stato istituito dalle forze di sicurezza palestinesi all’ingresso della città occupata di Jenin per combattere la diffusione del virus.
Un totale di 596 nuovi casi di coronavirus e tre morti sono stati registrati nei territori palestinesi occupati nelle ultime 24 ore, ha confermato il Ministero della Salute. 32 nuovi casi sono stati registrati anche nella provincia di Ramallah e Bireh, 167 ad al-Khalil, 2 a Tulkarem, 15 a Betlemme, 6 a Salfit, 2 a Jenin, 48 a Nablus, 10 a Gerico e nella Valle del Giordano, 5 a Qalqilya e 3 a Tubas. I contagiati sono attualmente 8.360 mentre i morti totali sono 65. Sono 40 i pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva.
Fonti locali hanno riferito che le truppe hanno attaccato Jenin e il suo campo profughi lunedì scorso per arrestare degli attivisti. Le forze di occupazione hanno sparato contro i palestinesi nell’area, ferendo una persona alla gamba. Due persone sono state arrestate prima che le truppe lasciassero la città e il checkpoint distrutto.
Nonostante lo scoppio del coronavirus, le autorità del regime di Israele continuano ad abusare delle comunità palestinesi più vulnerabili nella Cisgiordania occupata, come parte di decenni di tentativi di scacciarle dall’area.
Secondo B’Tselem, il mese scorso ha visto un picco nelle demolizioni israeliane, che ha lasciato 151 palestinesi, tra cui 84 minori, senza casa.
di Redazione