Condannati gli assassini di Stefano Cucchi
Dopo 10 anni di lotta per la verità, il Processo per la morte di Stefano Cucchi giunge a un verdetto. La sentenza emessa nell’aula bunker di Rebibbia è stata lapidaria e storica: 12 anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i due carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro, colpevoli di omicidio preterintenzionale. L’accusa aveva richiesto 18 anni, mentre per Tedesco la condanna è di due anni e sei mesi, assolto dall’accusa di omicidio preterintenzionale. Ricordiamo che Francesco Tedesco è divenuto poi il testimone che con le sue dichiarazioni ha permesso di fare luce sugli accadimenti di quella tragica notte. Tre anni e otto mesi con interdizione perpetua dai pubblici uffici per falso, al maresciallo Roberto Mandolini che all’epoca era comandante interinale della Stazione dei Carabinieri Roma Appia.
Stefano Cucchi venne pestato a morte
Possiamo finalmente affermare che Stefano Cucchi venne picchiato in quella caserma e che morì per le ferite riportate a causa di quel brutale ed insensato pestaggio. “Stefano è stato ucciso, lo sapevamo, forse adesso potrà riposare in pace e i miei genitori vivere più sereni. Ci sono voluti 10 anni, ma abbiamo mantenuto la promessa fatta a Stefano l’ultima volta che ci siamo visti che saremmo andati fino in fondo”, ha dichiarato Ilaria Cucchi dopo la sentenza di primo grado del processo bis. “Questa sentenza parla chiaro. Non vogliamo un colpevole, ma i colpevoli e finalmente dopo 10 anni di processi li abbiamo”, commenta Giovanni, il padre di Stefano.
Un iter tortuoso che ha dimostrato le varie difficoltà che incontra lo Stato quando prova a processare “se stesso”. Risuonano sempre più forti le parole tratte dal romanzo di Kafka, che chiudono quel capolavoro di Elio Petri “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”: “Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano”.
di Sebastiano Lo Monaco