Taranto, bambini vittime di cancro e Roma se ne frega
Taranto non ha requie, è una delle tante promesse non mantenute che paga lo scotto di rimanere ai margini delle vicende politiche romane. Stanze del potere lontane dalle reali esigenze della popolazione e non se ne faccia una questione di colore politico, qui si è dinnanzi ad una questione morale.
Le morti silenziose
Giorgio Di Ponzio aveva 15 anni ed il suo nome a molti non dirà nulla, un nome tra i tanti abitanti di Taranto vittima dei crimini delle multinazionali. Giorgio è morto a causa di un sarcoma contro la quale ha lottato per ben tre anni. La popolazione tarantina è scesa in strada in questi giorni di fine estate dando vita alla “fiaccolata per i nostri angeli”, organizzata dall’associazione “Genitori tarantini in memoria dei bimbi morti per il cancro e per le malattie connesse all’inquinamento”.
Giorgio continua a vivere sorridente sulle magliette di chi ha partecipato alla manifestazione con un corteo che si è snodato per le vie cittadine. Quella di Giorgio Di Ponzio non è l’unica storia; c’è anche la storia di Domenico Palmisano che è venuto a mancare dopo aver dato l’ultimo esame universitario, c’è poi Vincenzo Mero di 19 anni morto due giorni prima dello scorso natale per una leucemia fulminante, c’è anche il piccolo Alessandro di sol 7 anni ucciso dal cancro. Storie di ordinario dolore nella città pugliese, dolore che affligge nuclei familiari che si trovano da un giorno all’altro a lottare contro un mostro terrificante.
Il tumore di Taranto si chiama Ilva
Il tumore di Taranto si chiama Ilva che, stando alle promesse di un anno fa, sarebbe dovuta sparire dalle carte geografiche, ma che invece è sempre lì, con i suoi fumi che intossicano interi quartieri. A tanti onesti cittadini sorge una domanda: quanto vale l’acciaio dell’Ilva se per esso si sacrificano continuamente delle vite? Vale la vita di un adolescente che si trova la vita stroncata, i sogni infranti? Vale la felicità di una famiglia che si trova la vita devastata?
La risposta a questa domanda potrebbe allora essere quella ricevuta da Angelo e Carla Di Ponzio, i genitori di Giorgio che avevano chiesto all’ArcelorMittal (ex Ilva) e alle altre industrie di morte presenti nel territorio di Taranto di spegnere gli impianti nel giorno della manifestazione. L’azienda per tutta risposta ha solo abbassato le bandiere a mezz’asta in segno di rispetto, ecco quanto valgono forse le vite degli abitanti di Taranto.
di Sebastiano Lo Monaco