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250 bambini palestinesi incarcerati nelle prigioni israeliane

Il comitato dei detenuti palestinesi ha riferito che il regime di Tel Aviv sta trattenendo 250 bambini palestinesi nelle prigioni e nelle strutture di detenzione in tutti i territori occupati.

Il comitato dei detenuti palestinesi, in una dichiarazione rilasciata giorni fa, ha annunciato che le forze militari israeliane hanno rapito e imprigionato circa 10mila bambini palestinesi fin dalla seconda Intifada palestinese scoppiata nel settembre 2000. Ha aggiunto che centinaia di bambini detenuti hanno raggiunto l’età adulta mentre erano in prigione, compresi molti che hanno scontato pene detentive prolungate.

Il comitato ha inoltre rilevato che i bambini sono detenuti nelle carceri di Ofer, Megiddo e Addamoun, e la maggior parte di loro è soggetta a torture fisiche e psicologiche e gli vengono negati i diritti di base.

I soldati israeliani e gli inquirenti insultano i bambini palestinesi detenuti, e spesso li minacciano di infliggere loro maggiori pene. Minacciano di colpire le famiglie dei bambini “se non confessano” a qualunque cosa l’esercito li stia accusando. Il comitato ha poi affermato che i bambini sono stati tenuti anche senza cibo e acqua durante gli interrogatori, e sono stati privati dei diritti fondamentali, incluso il diritto alla rappresentanza legale e alle visite familiari.

Bambini palestinesi torturati

Il Comitato Pubblico Contro la Tortura in Israele, organizzazione non governativa israeliana che si occupa di Diritti Umani, ha pubblicato un rapporto raccapricciante secondo il quale i bambini palestinesi sarebbero sottoposti a torture di vario genere: “ingabbiamento pubblico”, minacce, atti di violenza sessuale e processi militari senza diritto alla difesa. Nella pratica dell’”ingabbiamento pubblico”, i bambini detenuti vengono trasferiti dalle proprie celle in gabbie all’aperto, all’esterno del carcere e vi rimangono per lungo tempo.

Queste barbarie sono state scoperte in seguito a una visita degli avvocati dell’Ufficio di Pubblica Difesa in un centro di detenzione a Ramla, e si è anche potuto constatare che questa pratica era messa in atto da parecchi mesi e che altri funzionari ne erano a conoscenza, secondo quanto riporta The Indipendent.

di Giovanni Sorbello

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