Russia e Stati Uniti tra cospirazioni e interferenze. Intervista ad Aldo Braccio
Tra mosse strategiche, cospirazioni e ingerenze, il braccio di ferro tra Russia e Stati Uniti continua a mantenere molta alta la tensione tra le due superpotenze. Ne parliamo con Aldo Braccio, turcologo, studioso della Turchia contemporanea e redattore della rivista di Studi Geopolitici “Eurasia”.
Considera il caso di collusione in Russia come un semplice complotto politico per distruggere Trump o l’interferenza russa nelle elezioni americane del 2016 è un dato di fatto?
Ho l’impressione che più che contro Trump l’accusa di interferenze elettorali sia rivolta contro Putin e il ruolo di indipendenza dalle pressioni occidentali assunto sotto la sua presidenza dalla Russia. Non sono in grado di valutare se effettivamente ci siano state interferenze estere nelle presidenziali americane del 2016, ma certamente anche se ci fossero state, sono poca cosa di fronte a quelle statunitensi, manifestate per esempio nel 1996 all’epoca delle elezioni presidenziali russe vinte dall’etilista filoamericano Boris Eltsin: come è noto ma come spesso si è dimenticato, questi prevalse esclusivamente in forza dei miliardi di dollari erogati dal Fondo Monetario Internazionale e da altri soggetti di provenienza nordamericana
Robert Muller nonostante sia un repubblicano attacca apertamente Trump. Qual è la sua opinione su questo argomento?
Quanto Lei osserva corrisponde effettivamente a uno scontro perdurante in corso all’interno dell’Amministrazione statunitense. Trump è sostanzialmente “sotto controllo” da parte dei poteri forti, ma c’è comunque chi preferirebbe toglierselo dai piedi per evitare qualche eventuale/parziale colpo di testa contro il processo di globalizzazione economica e culturale in corso.
Riguardo alcune informazioni trapelate ai media, potrebbe essere qualcosa di più di un’interferenza politica per cambiare il risultato delle elezioni? Potrebbe essere una profonda infiltrazione della sicurezza?
Sul piano generale direi di sì, e questo indipendentemente dall’eco e dall’informazione che i media riportino all’opinione pubblica; le elezioni democratiche sono spesso condizionate, anche pesantemente, da scelte oligarchiche predominanti, all’insaputa degli elettori e magari anche degli eletti.
Alcuni esperti ritengono che le relazioni dei membri della famiglia di Trump, in particolare Jared Kushner, con una grande mafia multinazionale sia all’origine di una così vasta infiltrazione nei diversi strati del sistema politico e della struttura informativa degli Stati Uniti.
Il ruolo giocato dall’ambiente di Jared Kushner è certamente importante e pone la questione della decisiva influenza della lobby neoconservatrice e filosionista sul governo di Washington. Sappiamo per esempio che Kushner assieme al Principe saudita Mohammed bin Salman è il grande tessitore dell’accordo strategico fra Arabia Saudita e Israele in funzione soprattutto anti-iraniana. Il genero Kushner contribuisce a tenere a bada il suocero Trump quando questi – del tutto episodicamente, ma succede – interviene in maniera politicamente scorretta sulle questioni fondamentali della politica estera: l’idea di ritirare le forze militari statunitensi dalla Siria, l’opinione che “l’Iran in Siria può fare quello che vuole”. Lo “Stato profondo” che gestisce l’esecutivo statunitense si è manifestato recentemente anche con l’importante missione del Segretario di Stato Pompeo in: Giordania, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita, Oman e Kuwait, tutta rivolta a ridimensionare l’ipotesi di un ritiro americano dalla Siria e ad attizzare il fuoco contro l’Iran, in una prospettiva ultrabellicista che non dovrebbe essere trascurata o sottaciuta dai nostri analisti
Uno sguardo sulle politiche statunitensi dal 2016 mostra come la posizione di superpotenza sia stata indebolita mentre, allo stesso tempo, la Russia ha rafforzato la sua posizione internazionale. Qual è la sua opinione su questo argomento?
Penso che effettivamente sia così, e anche che il possibile passaggio da un dominio unipolare statunitense a una realtà multipolare più equilibrata e bilanciata sarebbe un’ottima notizia; tuttavia siamo ancora lontani dal poterne parlare come di un fatto compiuto, poiché l’egemonismo occidentale a guida statunitense gode ancora di una superiorità complessiva, seppure sempre più problematica e contrastata.
Meno di un anno fa, alcuni media occidentali hanno rivelato che alcune persone nella cerchia ristretta di Kushner (come il senatore Tom Cotton) avevano relazioni con il Mossad e spiato il comitato di intelligence del senato degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, altri media hanno parlato delle infiltrazioni della Russia nel Mossad e persino della loro infiltrazione in Israele e nelle strutture di intelligence della sicurezza degli Stati Uniti. Pensi che ci siano delle relazioni con il caso di collusione della Russia e altre richieste di infiltrazione?
Sulle intense relazioni fra lobby sionista (quindi anche Israele) e mondo politico americano non ci sono dubbi, si tratta di un rapporto strutturale e privilegiato che attraversa evidentemente anche il Mossad. Sulla capacità russa di infiltrare il Mossad stesso e i servizi di intelligence statunitensi non ho proprio nulla da dire, risultandomi completamente sconosciuta la reale consistenza di tale ipotesi.
di Giovanni Sorbello