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Sei “Fascista” o “Comunista”? Le divisioni care alla controparte

Rosso o nero, fascista o comunista. E’ l’Italia del 2018, quello stivale sempre più colorato a stelle e strisce, dove viene prima la tua appartenenza “ideologica” o la tua iscrizione al partito politico che la carta d’identità, la persona. Siamo tutti uguali, finché non usciamo dal gruppo che sta dalla parte giusta. Ma chi sta dalla parte giusta? Chi decide chi ha ragione?

fascista-comunistaGeorg Orwell, nel suo libro “La fattoria degli animali” (Animal Farm), mostrava la sua genialità nella storia del gruppo di maiali pronti a comandare sugli altri animali perché superiori. Dopo aver stabilito l’uguaglianza di tutti in un testo, modificarono lo stesso scrivendo che “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. E’ proprio questo il principio, la superbia di sentirsi migliori insieme all’arroganza di accaparrarsi il trono di un potere, di una rivolta o di un movimento.

Funziona così in Italia, il pesce più grande tende a mangiare il più piccolo per sopravvivere, ma poco importa se da altre acque sta per arrivare un terzo pesce ben più grande, capace di ingoiare entrambi e provocarne la morte, perché quei due stupidi  continueranno a farsi la guerra invano, con gli occhi aperti ma accecati da un odio ben coltivato negli anni, radicato nella società.

I risultati li abbiamo visti troppe volte quando gruppi o movimenti di “resistenza” hanno cessato di esistere nel momento stesso in cui le bandiere ideologiche o politiche hanno preso il posto delle ragioni per cui gli stessi sono nati. Ed ecco che prevalgono le divisioni, gli scontri, le risse, le “guerre tra poveri” che tanto giovano a quella controparte pronta ad alimentare (se non a creare) lo stesso sistema.

Un Divide et Impera che, come abbiamo visto, non risparmia nemmeno molti di quegli attivisti che si dicono contrari alla realizzazione del Muos, il più grande sistema di comunicazioni satellitari della Marina Militare statunitense a Niscemi – Sicilia, ma che ancora una volta sembrano ignorare la realtà dei fatti. Ancora oggi non si capisce o non si vuol capire che l’Italia ha perso le sue ultime briciole di sovranità quei giorni del 1985 quando l’urlo di Craxi risuonò con un grande eco destinato poi a dissolversi. Non si vuole capire nemmeno che questa penisola rappresenta oramai una piattaforma strategica per le guerre “umanitarie” mascherate per interventismo a favore di una pace inesistente, guerre operate per mano di chi, per l’opinione pubblica, rappresenterebbe il più grande esempio di democrazia al mondo.

Non importa se il tuo obiettivo è quello di contrastare il completamento di un impianto militare come il Muos, nocivo per te e per chi ti circonda, perché ci sarà sempre quel tizio pronto a strumentalizzare la tua lotta sventolando la propria bandiera o ad escluderti dal proprio gruppo perché non condividi lo stesso pensiero riguardo concetti che nulla hanno a che vedere con il Muos. Non importa se rifiuti ogni stereotipo destra/sinistra o superi l’anacronismo dell’ideologia, perché correrai il rischio di rimanere emarginato da quelle fazioni di potere che finiscono per contendersi la lotta ma che alla fine l’avranno entrambi persa per un egoismo comune.

La storia ci ha sempre insegnato che questa è una tecnica altamente efficace per muovere guerra contro uno Stato o un popolo. In Italia, dove la dittatura delle politiche europee continua a farsi sentire alle spalle delle giovani generazioni, vengono così create ad hoc le divergenze tra presunti comunisti e fascisti così come è stato fatto in Iran tra sciiti e sunniti, in Asia tra cinesi e giapponesi, in Asia centrale tra indiani e pakistani e così via.

Il Muos è forse solo l’emblema di un fenomeno sempre più evidente dove cambiano i contesti e i personaggi ma non la morale “dividi e conquista”.

di Redazione

 

 

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