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Ilva: divergenze tra Lega e Cinque Stelle

L’Ilva è ancora una volta al centro della discussione politica nella quale si dibatte come formare il governo e con chi; Cinque Stelle e Lega si dividono su una questione di vitale importanza per la città di Taranto: chiudere o meno l’Ilva?

IlvaPer i parlamentari leghisti la proposta della chiusura è inaccettabile mentre per i grillini la lotta da combattere è quella contro le fonti inquinanti e la riconversione economica del territorio, ma nel frattempo che si discute si avvicina il mese di Luglio che è di fondamentale importanza per le sorti dell’Ilva e non solo. A sei anni dal sequestro degli impianti, a cinque dal commissariamento e ad oltre tre dal passaggio in amministrazione straordinaria, il futuro del più grande gruppo industriale italiano, l’Ilva, è ancora profondamente incerto.

Dopo che lo scorso giugno la new.co Am InvestCo Italy guidata dal colosso mondiale ArcelorMittal si aggiudicò il bando di gara internazionale per l’acquisizione del gruppo, in molti pensarono, erroneamente, che la strada verso una nuova epoca fosse spianata: niente di più sbagliato. Otto mesi di trattative non sono bastati, conditi da 32 incontri per trovare una quadra sul piano industriale che fu presentato da ArcelorMittal che è stato rifiutato dai sindacati più di una volta. Dopo mesi di tira e molla e dopo che Calenda, rappresentante di un governo ormai delegittimato, la settimana scorsa ha tenuto l’ultima trattativa con i sindacati, trattativa che si è chiusa con l’ennesima rottura tra le parti.

Sul tavolo, la proposta prendere o lasciare del governo e ArcelorMittal: 10mila lavoratori riassunti sugli attuali 13700 con l’impegno a non licenziare per i primi cinque anni, più altri 1500 da assumere in una nuova società creata da Invitalia e Mittal per gestire appalti come il servizio mensa e pulizie industriali, trasformandoli di fatto in esternalizzazioni; infine, 2300 lavoratori da lasciare in Ilva in Amministrazione Straordinaria guidata dai commissari, con la possibilità di cinque anni in più una dote finanziaria di 200 milioni per incentivare la mobilità volontaria.

Questo sino al 2023 come previsto dal contratto firmato nel Giugno dello scorso anno da Mittal e governo, poi i lavoratori dovrebbero scendere a 8484 unità; cifra che è stata respinta dai sindacati che non hanno avuto risposta a delle domande ben precise: come verranno scelti i 10mila da riassumere? Quali saranno i reparti interessati? Quali quelli coinvolti da esuberi? Una trattativa al buio che non è piaciuta alle sigle sindacali.

il 2023 è inoltre l’anno entro la quale Mittal dovrà ottemperare a tutte le prescrizioni presentate nel piano ambientale; un operazione che ha avuto l’ok dalla commissione Ue per la concorrenza ma che è condizionata alla cessione di diversi impianti presenti in Europa di proprietà della Mittal, decisione presa per salvaguardare il mercato dei laminati piani che rischia di essere alterato.

Che sorte avrà allora l’Ilva? Molto dipende dalle decisioni che verranno prese a Roma, soprattutto se il governo verrà formato dalla Lega e dai Cinque Stelle che sceglieranno il ministro per lo Sviluppo economico, colui che porterà avanti la trattativa futura. Sembrerebbe tutto facile ma così non è per i due maggiori partiti che sono stati divisi su tutto e che sulla questione Ilva avevano delle idee del tutto opposte: la Lega, che nel corso degli ultimi 20 anni ha conquistato il voto degli operai del Nord spostandosi sempre più verso il Sud, ha subito dichiarato che la chiusura dell’Ilva è una follia.

Il Movimento 5Stelle invece, da anni porta avanti una battaglia opposta: chiusura delle fonti inquinanti, riconversione economica del territorio, bonifiche attraverso fondi europei, sfruttamento delle energie rinnovabili.

Da tenere in considerazione sono i voti che nelle ultime elezioni i cittadini di Taranto hanno elargito ai Cinque Stelle; un cittadino su due ha optato per loro. Un dato che Di Maio deve tenere in seria considerazione, ma come tutto ciò potrà confluire in una visione d’insieme con la Lega è difficile predirlo anche se dalle ultime indiscrezioni vi sarebbero dieci punti in comune e tra di essi vi è il dossier sull’Ilva, ma siamo sempre alle parole. Taranto ha bisogno di fatti perché il tutto è condizionato dalla data del 30 Giugno in cui l’amministrazione straordinaria terminerà le risorse stanziate dal governo per l’Ilva e sempre il 30 Giugno scadrà la possibilità di stabilire un accordo tra Mittal ed i sindacati; infatti l’accordo prevede che dal 1 Luglio la Mittal può provvedere alle assunzione senza passare dall’accordo sindacale.

di Sebastiano Lo Monaco

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