Iran, ennesima guerra per procura straniera
Da giovedì scorso in Iran gruppi di manifestanti hanno organizzato proteste in diverse città, tra cui Teheran, Arak, Kermanshah, Khoramabad, per esprimere la loro rabbia contro l’aumento dei prezzi e la disoccupazione. Se i media occidentali, come nel 2009, sbavano sulle proteste auspicando un imminente crollo della Repubblica Islamica, fonti vicine ad organi di sicurezza riferiscono che delle oltre 500 persone arrestate durante i disordini, più dell’80 per cento ha ammesso di avere ricevuto denaro e ordini dall’esterno del Paese per abusare delle proteste popolari e diffondere il caos.
La tv di Stato iraniana ha riferito ieri che 12 persone sono morte durante le proteste nel Paese, ma non è stato specificato in quale parte del paese si sono verificati i decessi. I primi due decessi si sono verificati sabato sera nell’ovest del Paese. Tra le vittime risultano anche delle guardie di sicurezza e diversi passanti che si sono trovati coinvolti nelle zone degli incidenti, soprattutto nei pressi delle stazioni di polizia attaccate da assalitori armati. Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha pronunciato un discorso domenica sera nel tentativo di allentare le tensioni nel Paese, sottolineando che le persone hanno il diritto di esprimere il loro scontento con le autorità, ma ha chiesto calma e moderazione. Sempre domenica, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato le manifestazioni, dichiarando che gli iraniani stanno “finalmente diventando saggi” e aggiungendo che Washington è pronta a guardare le violazioni dei diritti umani da parte di Teheran.
Si ripete lo scenario del 2009
Nel 2009 la Bbc e la stazione radio Voice of America furono duramente criticate da funzionari iraniani che accusarono le emittenti di aver alimentato violenze dopo la contestata rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. L’Unione europea respinse le accuse dell’Iran secondo cui i media occidentali avrebbero aiutato a progettare disordini post-elettorali, mentre le proteste a Teheran continuavano. In una elezione con una differenza di voti di 11 milioni a favore di Ahmadinejad, gli schermi televisivi occidentali mostravano solo iraniani che urlavano alla frode e che chiedevano una elezione equa, mentre Obama affermava che gli Stati Uniti rispettavano la sovranità del Paese.
Che cosa hanno dimostrato le proteste del 2009? L’opposizione al sistema iraniano è ovviamente una minoranza, che è stata immediatamente indicata allora dal fatto che le contro-proteste pro-Ahmadinejad erano più grandi – un fatto raramente segnalato. Oggi ci sono importanti contro-proteste filo-governative ora pianificate in tutto l’Iran.
Interventi stranieri e false flag non preoccupano la Repubblica Islamica
L’Iran ha già avuto il suo intervento “Nato”, si chiamava la guerra Iran-Iraq. Per otto anni orribili l’Occidente ha scaraventato l’Iraq sull’Iran, fornendo armi all’Iraq, facendo il possibile per creare, prolungare e influenzare la guerra più letale dell’ultimo quarto del 20° secolo. Guerra che ha creato un’unità nazionalistica forgiata anche nel crogiolo di una guerra orribilmente ingiusta.
E un’operazione di false flag in stile ucraino? Il governo iraniano non avrebbe permesso un accampamento come nel Maidan ucraino. L’Iran è un Paese che è stato assediato dalle forze straniere per decenni, e non può consentire un uguale tipo di protesta con cecchini, caos massiccio, il conseguente discredito del governo e poi quello che ancora regna oggi – un’orribile guerra civile.
Chi istiga i disordini in Iran
Le proteste in Iran avvengono sullo sfondo di uno schema dichiarato dal principe ereditario saudita Mohammad bin Salman per portare disordini nelle strade dell’Iran. La trama sembra non aver avuto a che fare sotto forma di sporadiche imprese di sabotaggio da parte di uomini relativamente professionali durante le proteste pubbliche negli ultimi giorni.
La premonizione per questo è tornata anche in ottobre dal Segretario di Stato americano Rex Tillerson, il quale ha affermato che Washington avrebbe cercato un cambio di regime in Iran. Un recente piano anti-Iran di sauditi, sionisti e Stati Uniti è stato messo in vigore finanziando il gruppo terroristico espatriato Mujahedin-e Khalq Organization (Mko) per cogliere l’attimo e scatenare il caos. La leader del gruppo terroristico Mko, Maryam Rajavi, ha incoraggiato la diffusione della violenza in Iran, sollecitando in un messaggio su Twitter più violenza e caos.
Alaeddin Boroujerdi, presidente del Comitato per la sicurezza nazionale e la politica estera del Majlis, ha dichiarato domenica che “i nemici della Rivoluzione hanno provocato il popolo e istigato i recenti disordini”. Il parlamentare ha espresso la speranza che il governo soddisfi le richieste della popolazione per prevenire qualsiasi abuso da parte di elementi anti-establishment.
Se il portavoce del Dipartimento di Stato Heather Nauert twitta: “Il segretario Tillerson ribadisce il profondo rispetto degli Stati Uniti per il popolo iraniano. Chiediamo a tutte le nazioni di stare con noi nel chiedere al regime il rispetto dei loro diritti umani fondamentali”, noi abbiamo fiducia nel “potere del sistema” e nella “vigilanza del popolo” per prevenire l’abuso della situazione da parte di agenti stranieri e teppistelli malintenzionati.
di Cristina Amoroso