Razzismo: viaggio nella paura e nell’intolleranza
Ogni giorno l’Italia si risveglia con un po’ più di razzismo del giorno precedente. Ci sono la paura, l’ignoranza e c’è il populismo che si nutre dei primi due fattori, permettendo ad una certa classe politica di cavalcare l’onda del consenso. C’è pure il rilevante contributo di certa stampa che ormai ha capito bene quali siano le corde da toccare per innescare l’ordigno dell’intolleranza più rabbiosa.
Basta farsi un giro per i social network, una passeggiata per strada, al supermercato, in metropolitana. Nei commenti e nelle espressioni di sempre più persone c’è quella vibrazione di diffidenza e livore che sta radicandosi ed espandendosi in una maniera che non lascia ben sperare per il futuro.
Che siano immigrati, rifugiati, clandestini, profughi o richiedenti asilo la paura per lo straniero cresce e basta un qualsiasi fatto di cronaca, magari montato ad arte, per incendiare gli animi e far partire le bordate xenofobe del politico di turno.
Espressioni come “aiutiamoli a casa loro” o “risorse boldriniane” (con evidente riferimento alla tanto vituperata Presidente della Camera), sono entrate a far parte del quotidiano linguaggio di chi si improvvisa statista, diplomatico o difensore della Patria. E sono le espressioni meno colorite, quelle che caratterizzano il consueto discorrere dell’intollerante “moderato”.
Esiste purtroppo un livello superiore. Ne è triste e recentissimo esempio, l’utilizzo da parte di Forza Nuova di un manifesto tipico della propaganda fascista del Ventennio, nel quale si vede un uomo di colore aggredire una donna bianca. “Difendila, dai nuovi invasori. Potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia” recita la didascalia. Vengono riprese le vecchie illustrazioni di Gino Boccasile, adottate all’epoca per una campagna razzista e xenofoba, per renderle manifesto di una campagna anti-migranti a seguito dei fatti di Rimini, in cui quattro extracomunitari si sono resi protagonisti di turpi episodi di violenza e stupro ai danni di una turista polacca e di una trans peruviana.
Ma dai manifesti e dalle parole si fa presto a passare ai fatti. Così accade che alcuni rappresentanti della stessa Forza Nuova picchettino la messa domenicale di un parroco di Pistoia, reo di aver mostrato solidarietà verso un gruppo di profughi africani impiegati come camerieri in una onlus. Oppure che un gruppo di cittadini romani del quartiere Tiburtino Terzo, prenda d’assedio il Centro di Accoglienza di Via Del Frantoio. Un assedio finito con l’accoltellamento di un cittadino eritreo ed iniziato a seguito di un presunto sequestro di una donna che si era recata al Centro per protestare contro i comportamenti scorretti tenuti da alcuni ospiti della struttura. Una protesta che è stata accolta calorosamente e puntualmente dagli zelanti rappresentanti di Casapound, i quali giusto qualche giorno prima del fattaccio avevano manifestato proprio in Via Del Frantoio chiedendo la chiusura del Centro.
Quando poi esponenti di quella che dovrebbe essere il centro-sinistra, quali l’ex premier Renzi e l’attuale Ministro dell’Interno Minniti sposano in pieno la formula dell’”aiutiamoli a casa loro”, il gioco è fatto. Di fronte alla plateale marcia indietro da parte di coloro che avevano fatto delle politiche dell’accoglienza uno dei punti cardine dei propri programmi elettorali e di governo, lo tsunami dell’intolleranza xenofoba trova piena legittimazione, ed anche chi era indeciso su quale posizione prendere di fronte al problema accoglienza ed integrazione, si trova a propendere per una posizione di chiusura.
Sembra di assistere ad un copione già scritto, con colpi di scena e capovolgimenti di fronte, da parte di attori schizofrenici e capaci di coinvolgere le comparse (nella fattispecie i cittadini e i migranti), in una guerra tra poveri congegnata ad arte secondo il tristemente noto principio del divide et impera. Del resto si sa che una società sfibrata nelle sue più elementari particelle e abbrutita da un ulteriore ventennio fatto di tv spazzatura ed internet da strapazzo è più semplice da feudalizzare secondo un disegno politico globale che ormai pare totalmente avulso dal perseguimento del bene comune.
di Massimo Caruso