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Striscia di Gaza: sindaci israeliani chiedono aiuto agli Usa per risolvere la crisi elettrica

Circa 90.000 metri cubi di scarichi provenienti dal sistema fognario della Striscia di Gaza si riversano ogni giorno nel Mar Mediterraneo e in altre vie navigabili. I sindaci di alcuni comuni al confine meridionale tra Israele e Gaza hanno chiesto agli Stati Uniti di formare una coalizione internazionale per aiutare la Striscia a risolvere la crisi idrica ed elettrica in cui più di un milione di persone si trovano a vivere negli ultimi mesi. Crisi, sopratutto quella idrica, che sta creando un grave inquinamento anche in alcuni comuni israeliani.

“La situazione in corso a Gaza sta compromettendo significativamente la qualità di vita dei nostri residenti e di quelli dell’intera regione a sud di Israele”, ha dichiarato il capo del Consiglio regionale di Sha’ar Hanegev, Alon Schuster, durante un colloquio con il rappresentante speciale degli Stati Uniti per i negoziati internazionali Jason Greenblatt. Schuster ha inoltre consegnato a Greenblatt una lettera firmata dal sindaco di Sderot e dai capi di quattro consigli regionali al confine con Gaza in cui si avvertono gli Usa sulla criticità della situazione per l’intero Mediterraneo.

La lettera, come riportato dalla stampa israeliana, continua spiegando come Israele stia al momento investendo nella creazione di infrastrutture per fermare l’impatto dei flussi di acque fognarie non trattate, quando invece la situazione potrebbe essere più facilmente risolta semplicemente finanziando l’elettricità di Gaza.

Crisi elettrica e idrica in corso nella Striscia di Gaza

Medio Oriente: il risultato dei tagli all’elettricità nella Striscia di Gaza

Nel mese di giugno Israele ha inviato una richiesta all’Autorità palestinese (Pa) per ridurre del 40% la quantità di elettricità inviata Gaza. L’Autorità palestinese ha adottato la misura richiesta come parte della sua strategia per riconquistare il controllo della Striscia ed estromettere Hamas dalla politica palestinese.

La conseguente mancanza di rifornimenti elettrici ha di fatto paralizzato il trattamento delle acque reflue a Gaza, generando un riversamento giornaliero di circa 90.000 metri cubi di acque reflue nel mare e nei fiumi israeliani.

“In assenza di trattamento all’interno della Striscia, le acque reflue finiscono nel territorio dello Stato d’Israele: nei serbatoi d’acqua nella zona del Consiglio Regionale Hof Askelon, nelle sponde meridionali d’Israele, nei bacini di drenaggio e nei fiumi dell’intera regione “, si legge nella lettera che conclude avvertendo: “a causa di questa situazione è stato colpito anche l’impianto di desalinizzazione di Ashkelon, da cui dipende un quinto della fornitura dell’acqua potabile di tutti i cittadini israeliani”.

Questa situazione è la prova evidente che i destini di questi due popoli, quello israeliano e quello palestinese, siano legati a doppio filo e che nella maggior parte dei casi le azioni avranno delle conseguenza sull’altro.

di Irene Masala

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