Uranio impoverito: la Serbia denuncia la Nato dopo 18 anni
La Serbia ha costituito un team internazionale di avvocati per presentare una causa contro la Nato per i danni causati al Paese nei 78 giorni di bombardamenti sulla Jugoslavia del 1999, con l’uso di munizioni all’uranio impoverito. Il team includerà i migliori avvocati della Serbia, nonché dell’Ue, della Russia, della Cina e dell’India e sarà guidato dall’avvocato serbo Srdjan Aleksic, impegnati dopo 18 anni in una causa che coinvolge i 19 Paesi che facevano parte dell’Alleanza.
Era il 24 marzo del 1999 quando ebbe inizio l’aggressione Nato alla Repubblica Federale Jugoslava, durante la guerra del Kosovo, dopo che il presidente allora jugoslavo Slobodan Milosevic si era rifiutato di concordare un accordo di pace per porre fine ad una repressione sugli albanesi del Kosovo. L’aggressione alla Repubblica Federale di Jugoslavia/Serbia fu motivata dalla necessità di fermare una “pulizia etnica”, un “genocidio” e ripristinare i “diritti umani” nella regione. Queste furono le tre basi fondanti su cui la cosiddetta Comunità Internazionale, cioè i Paesi più ricchi della Terra, con il loro braccio armato, la Nato, hanno decretato l’aggressione alla Jugoslavia.
Gli attacchi aerei, che non avevano alcun mandato delle Nazioni Unite, hanno privato della vita centinaia di civili, bombardando civili e obiettivi non militari, molti bambini sono morti durante gli attacchi. Furono distrutti ospedali, abitazioni, scuole, ponti, chiese, monasteri. Questi attacchi sono stati cinicamente definiti dagli ufficiali della Nato come danni collaterali, benché si trattasse di attacchi il cui obiettivo era di distruggere il morale della popolazione, con l’intimidazione intenzionale come strumento.
Diciotto anni dopo, i bombardamenti continuano a pesare sulla popolazione per le conseguenze disastrose dell’uso dell’uranio. Negli attacchi Nato contro la Serbia nel 1999 sono state utilizzate tra le dieci e le quindici tonnellate di uranio impoverito, che ha causato un grave disastro ambientale, secondo l’avvocato serbo Srdjan Aleksic che guida la squadra legale. In Serbia, a causa dell’uso dell’uso di uranio, 33mila persone si ammalano ogni anno, un bambino ogni giorno.
I membri di allora della Nato, tra cui gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Turchia, la Francia e l’Italia dovranno pagare, secondo gli avvocati, un indennizzo “per i danni finanziari e non finanziari a tutti i cittadini che sono morti e si sono ammalati di cancro, come risultato dei bombardamenti della Nato. Oltre a fornire un trattamento ai cittadini che soffrono di cancro, la Nato deve anche fornire la tecnologia e le attrezzature necessarie per eliminare tutte le tracce dell’uranio impoverito.
L’ufficio stampa della Nato ha dichiarato di essere a conoscenza delle rivendicazioni da parte della Serbia ma ha rifiutato di dare ulteriori commenti. In una relazione sull’uranio impoverito condotta nel 2000, l’alleanza ha ammesso l’uso di queste armi sia in Iraq che nei Balcani. Secondo la relazione, le truppe americane e britanniche hanno utilizzato circa 300 tonnellate di munizioni di uranio impoverito in Iraq. Il rapporto ha inoltre affermato che la Nato “ha confermato l’uso di munizioni munite di uranio impoverito anche durante gli attacchi nel Kosovo, dove sono state utilizzate circa 10 tonnellate di uranio impoverito.
Il Tribunale penale internazionale dell’Onu per l’ex Iugoslavia ha anche ammesso l’uso di proiettili all’uranio impoverito da parte delle aeromobili Nato durante i bombardamenti, ma ha affermato che “non vi era alcun divieto specifico per l’uso di tali proiettili”. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato lo scorso anno una risoluzione da adottare – la sesta dal 2007 – sulle armi all’uranio impoverito, che ha evidenziato le preoccupazioni dei Paesi colpiti. Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Israele hanno dichiarato la loro opposizione su tali risoluzioni.
Ironia della sorte l’Italia che ha partecipato ai bombardamenti del 1999 con l’operazione Allied Force e che poi ha mandato i suoi inconsapevoli militari alle missioni di “pace” all’estero: Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo, Eritrea, Afghanistan, Iraq e Gibuti, senza avvisarli delle giuste precauzioni da prendere contro un nemico subdolo e all’apparenza innocuo come l’U235. Parliamo di uranio impoverito. Parliamo di 7.678 militari italiani malati, 333 morti e di 72 sentenze di risarcimento vinte.
di Cristina Amoroso