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L’arsenale di Hezbollah che spaventa Tel Aviv

Cresce la preoccupazione delle forze di difesa israeliane per quanto si sta determinando sulla linea di confine a nord. I timori arrivano da due aspetti correlati: uno è la possibilità che l’esercito siriano possa riprendere il controllo della regione al confine, al momento assediata da diversi gruppi estremisti; l’altro è che i nuovi sviluppi in Siria potrebbero consentire ad Hezbollah di ritornare alla ribalta nella scena libanese.  Negli ultimi dieci anni Hezbollah ha mantenuto il cessate il fuoco lungo il confine israelo-libanese, sin dalla guerra del 2006.

75d2cebb50b20af6c8b1ed4ebba42d6d-U10302122685224cq-U10302125234316B2G-252x255@LaStampa-NAZIONALE-k5uE-U10302125234316B2G-568x320@LaStampa.itLa milizia libanese ha, negli ultimi anni, perfezionato la tecnica e le capacità militari al punto da essere equiparata ad un vero e proprio esercito, probabilmente in vista di una futura battaglia contro le Forze d’occupazione israeliane (Israeli Occupation Forces – Iof ndr). Non che una nuova guerra tra Israele e Libano sia dietro l’angolo, ma il timore verso la crescente potenza militare sciita, considerata da Israele una seria minaccia, ha indotto l’Iof a non abbandonare mai l’ipotesi di un attacco preventivo.

Ciò che preoccupa di più Israele è l’enorme arsenale missilistico di cui è dotato Hezbollah. Un arsenale stimato tra le 80mila e le 100mila unità, composte per lo più da razzi a corto raggio con capacità fino a 40 km. La milizia libanese possiede, inoltre, un sostanziale numero (più di mille) di missili a lungo raggio che possono raggiungere oltre i 300 km con carico pesante – tra i 200 ed i 300 kilogrammi, secondo dichiarazioni dei media israeliani.

Molti dei siti strategici dell’Iof – tra cui il reattore nucleare di Dimona, centrali elettriche, aeroporti, così come diverse basi militari israeliane incluso l’aerodromo dell’Air Force israeliana e le stazioni di emergenza – sono “sotto il tiro” dell’arsenale libanese.  Sulla base di tale scenario si è aperto un importante dibattito tra i vertici dell’Iof ed il Ministero della Difesa israeliano.

Al centro del dibattito ci sarebbe la questione in merito alla possibilità di aumentare il numero di razzi e missili delle forze d’Occupazione in vista di un futuro scenario di guerra con Hezbollah. Il nuovo Ministro della Difesa israeliano Avigdor Liberman ha affermato che una eventuale guerra contro le milizie sciite sarebbe molto dura, soprattutto nella regione del nord. Secondo previsioni dell’Iof, la regione del nord – grosso modo delimitata all’interno di un’area situata a circa 40/60 km dal confine – sarebbe pesantemente colpita da migliaia di razzi.

L’Iof ha stimato che nei primi cinque giorni di guerra si assisterebbe ad una media di 1000 missili al giorno lanciati contro Israele. Un attacco che provocherebbe migliaia di morti, e causerebbe danni ingenti alle strutture con conseguente evacuazione della comunità rurale.

In tale eventualità, meno azioni dell’Iof significa meno bombe e meno razzi contro Hezbollah. Pertanto Liberman crede che le forze israeliane debbano diversificare le misure a propria disposizione al fine di poter infliggere ad Hezbollah l’offensiva necessaria.

Un alto ufficiale israeliano ha asserito che per rispondere efficacemente alla minaccia di Hezbollah, l’Iof deve aumentare il proprio arsenale di missili e razzi a medio raggio. La proposta avanzata dall’alto ufficiale è che l’Iof in futuro acquisti missili in grado di trasportare testate di oltre 200 kili. In sintesi, l’unica via perseguibile affinché Israele non soccomba è potenziare l’arsenale bellico.

Indipendentemente dal grado di preparazione che le forze israeliane saranno capaci di raggiungere, o dalla potenza militare, ciò che conta è capire che una eventuale guerra con Hezbollah avrebbe pesanti ripercussioni per la popolazione israeliana, non solo dal punto di vista militare ma soprattutto psicologico.

di Redazione

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