Anakonda 16, l’ennesima provocazione Usa nel cuore dell’Europa
di Salvo Ardizzone
È in corso in Polonia “Anakonda 16”, la più massiccia esercitazione militare svolta nell’Est Europa dai tempi della Guerra Fredda; vi partecipano 24 Paesi (Italia inclusa) sia Nato che ex sovietici, Ucraina compresa, che mettono in campo 31mila uomini (la parte del leone la fanno gli Usa con 14mila elementi, seguiti dai polacchi con 12mila), 3mila veicoli, 105 velivoli e 12 navi.
Le manovre hanno una durata di dieci giorni, durante i quali verranno simulati i più disparati scenari di guerra ma tutti sottintendono la Russia per avversario, l’eterno “nemico” rispolverato da Washington in perfetta sintonia con i deliri revanscisti dei Paesi Baltici e dell’Est.
Nella sostanza si tratta di una colossale sceneggiata che obbedisce a due scopi: continuare con la militarizzazione dell’area, seguitando con la politica di provocazioni verso Mosca che impedisce di fatto qualunque chiarimento dei rapporti; rassicurare quelle capitali dell’Est, Varsavia in testa, che s’ostinano a vedere nella Russia una minaccia esistenziale. Il paranoico nazionalismo di quegli Stati è la sponda perfetta per i disegni Usa nello spezzare qualunque dialogo fra l’Europa e Mosca, lasciandone per intero il costo sugli europei.
Varsavia e le altre capitali baltiche si sono lanciate a capofitto nella politica di contrapposizione propugnata da Washington, ma, incamminatesi su quella strada pericolosa, vorrebbero la rassicurazione di truppe della Nato schierate in permanenza sul proprio territorio.
In realtà, alla Zio Sam basta e avanza attizzare la tensione per giustificare la sua politica di contenimento della Russia con tutto l’armamentario delle sanzioni; piuttosto che far sul serio (non ne ha interesse) gli bastano gesti simbolici ma sufficienti a rinfocolare la crisi di rapporti in atto, ed a rassicurare fobie e deliri dei Governi Baltici.
Di qui, accanto alla creazione di una cosiddetta forza d’intervento rapido, l’offerta di un battaglione per ogni Stato Baltico (Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia), che ruoti ogni sei mesi per non infrangere anche formalmente i vecchi trattati che vietano una presenza permanente di truppe Nato (o comunque straniere) in quei Paesi a ridosso dei confini russi. Washington è pronta a schierarne due, ma gli altri membri dell’Alleanza sono restii a fornire il resto, con i Baltici a stracciarsi le vesti perché a sentir loro corrono il grave pericolo di un’invasione.
A parte l’irresponsabile idiozia di Governi che pestano ossessivamente sul tasto del nazionalismo per assicurarsi il consenso (in primis proprio quello polacco dei populisti di Kazcynski), o il consueto cinismo della Casa Bianca, il risultato è che ad ogni nuova e sempre più pesante provocazione, la Russia risponde adeguatamente: il territorio di Kaliningrad, un’enclave russa sul Baltico, è ormai divenuta una fortezza con tanto di missili Iskander piazzati lì dopo l’ennesima mossa ostile; a Klintsy, a 50 Km dal confine ucraino, su 142 ettari è in costruzione una mega base militare, la prima di quelle destinate ad accogliere le tre nuove divisioni annunciate dal ministro della Difesa Shoigu, che verranno schierate sul confine occidentale in risposta ai battaglioni Nato che dovrebbero esservi allocati dall’altra parte, e così via, in una spirale di provocazioni (come la recente installazione di una base missilistica in Romania) e risposte sempre più pesanti.
D’altronde, il ministro degli Esteri Lavrov non poteva essere più chiaro quando ha espresso con la sua consueta chiarezza la disapprovazione per i movimenti militari della Nato a ridosso dei confini russi, invocando il diritto di applicare tutte le misure ritenute idonee a garantire la sicurezza della sua Nazione.
È un gioco assurdo quanto irresponsabile quello in cui l’Europa si sta facendo trascinare dal cinismo degli Usa e dall’ottuso revanscismo dei Paesi dell’Est; un gioco la cui posta, straordinariamente pesante, ricadrebbe per intero su di essa. Quello di una guerra che a parole nessuno vuole, ma che tutti mostrano di preparare, è l’ennesimo frutto avvelenato di una sudditanza che dura da settant’anni e della totale mancanza di consapevolezza dei Popoli occidentali, null’altro che marionette nelle mani di chi li manovra a piacimento contro i loro interessi.