Cuba: “La visita di Obama non ha cambiato nulla”
Tra il 16 e il 19 aprile a L’Avana si è tenuto il VII Congresso del Partito Comunista di Cuba (Pcc). La riunione di partito ha tra i suoi compiti quello di sorvegliare l’attuazione del programma dei cambiamenti economici e sociali, approvato poco più di quattro anni fa e scegliere i nomi di chi sostituirà la cosiddetta generazione storica che ha condotto la rivoluzione sin dal suo inizio. Un Congresso blindato ha come protagonisti: il passato, il presente e il futuro di Cuba.
In tempi di cambiamento e ri-aggiustamenti sociali anche le date del grande appuntamento assumono un ruolo primario. Il 16 aprile 1961 la rivoluzione cubana dichiarò il suo carattere socialista e solo tre giorni dopo, il 19, le forze rivoluzionarie sconfissero l’invasione mercenaria di Playa Giròn o Baia dei Porci, organizzata, armata e diretta dal Dipartimento degli Stati Uniti e dalla Cia. Date che indicano un congresso nella continuità del socialismo, nella più pura tradizione marxista-leninista, che ha visto la partecipazione di un migliaio di delegati.
Il Congresso è stato aperto dal presidente Raul Castro, il quale ha confermato che lascerà la presidenza di Cuba nel 2018 nelle mani di “chi sarà eletto” nelle elezioni in programma quell’anno. Il presidente, che è inoltre primo segretario del Pcc, ha così ribadito quanto annunciato nel 2013, quando dopo essere stato rieletto per un secondo mandato alla guida del Paese aveva detto di voler lasciare l’incarico nel 2018, alla scadenza naturale dei cinque anni.
Durante il suo lungo discorso, l’84/enne Raul Castro ha tra l’altro definito “complessi” sia i cambiamenti in corso nel Paese sia il processo di disgelo dei rapporti con gli Stati Uniti. Gli Usa “non devono pretendere” che Cuba “rinunci ai principi della propria rivoluzione”, ha sottolineato Castro, precisando inoltre che l’introduzione nel Paese delle regole dell’offerta e la domanda “non sono in contrasto con la pianificazione della società socialista”.
“Dobbiamo essere attenti, oggi più che mai”, ha dichiarato Castro di fronte a un ritratto gigante di suo fratello Fidel Castro. Parlando per oltre due ore, Castro ha usato un tono di sfida che smentiva la svolta tra i nemici della guerra fredda. Ha detto che il desiderio di Obama di porre fine alle sanzioni degli Stati Uniti è stato benvenuto, ma rappresenta solo un cambio di “metodo”, in riferimento agli sforzi di Washington di portare un cambiamento politico a Cuba da quando i fratelli Castro hanno rovesciato un governo filo-americano nel 1959.
Obama e Castro nel dicembre 2014 avevano annunciato che avrebbero messo fine a decenni di ostilità e avrebbero normalizzato le loro relazioni. Ma in un viaggio storico per l’isola, il mese scorso, Obama ha provocato l’ira del governo cubano con un discorso trasmesso direttamente nelle case dei cubani, quando ha invocato maggiore libertà politica e democrazia nello stato a partito unico.
“La funzione chiave del Congresso è il messaggio che la visita di Obama non ha cambiato nulla. Per ridurre le aspettative”, ha dichiarato Bert Hoffman, esperto di America Latina.
Castro e i suoi luogotenenti, molti di loro tra i 70 e gli 80 anni, hanno dovuto affrontare il malcontento, in vista del congresso, tra i membri più giovani, che sono critici del cammino lento sulle riforme economiche promesse negli ultimi cinque anni e la mancanza di trasparenza sulle discussioni.
Castro ha ribadito poi l’impegno del partito di fare le riforme più velocemente, ma è stato chiaro nell’affermare che Cuba non si muove verso il capitalismo, citando la Cina e il Vietnam come modelli, pur sottolineando che la proprietà sociale e le cooperative sono per lo più preferibili alla proprietà privata.
Ha poi celebrato il numero crescente a Cuba di lavoratori autonomi, ma ha avvertito che gli Stati Uniti stanno cercando di trasformarli in una forza di opposizione. Obama ha trascorso ore a parlare con la gente di piccole imprese e di imprenditori durante la sua visita all’Avana.
“Non siamo ingenui, e siamo consapevoli di potenti forze esterne che aspirano a, come si suol dire, potenziare gli attori non statali per generare agenti del cambiamento e porre fine alla rivoluzione con altri mezzi”.
I principali leader di Cuba hanno iniziato la loro carriera come giovani guerriglieri che hanno rovesciato un governo sostenuto degli Stati Uniti nel 1959. E il sistema a partito unico è stato la più grande difesa contro tutti i tentativi di Washington di dominare Cuba, ha detto Castro.
“Se un giorno riusciranno a frammentarci, sarebbe l’inizio della fine della rivoluzione, del socialismo e dell’indipendenza nella nostra patria”. Castro ha 84 anni e il suo luogotenente di grado più alto nel partito, José Ramón Machado Ventura ne ha 85. In un accenno alla prossima generazione di politici, Raul Castro ha proposto il limite di età di 70 anni per i futuri leader.
Il Congresso si è concluso martedì con la partecipazione di Fidel Castro, il fondatore del partito comunista cubano, a cui è stata dedicata una standing ovation in lacrime dalle persone presenti, generali e medici, contadini e operai, colpiti nell’intimo dal discorso di Raul le cui parole hanno riportato i toni caldi di Fidel.