Italia: Renzi fa passarella in Iraq e il Parlamento approva l’invio di armi ai curdi
Il 20 agosto Renzi è volato a Baghdad e ad Erbil nel Kurdistan; laggiù ha avuto il solito turbinio di incontri a cui ci ha abituati: il presidente iracheno Masoum, il nuovo premier Al-Abadi e quello uscente Al-Maliki; poi è volato a Erbil per incontrare il presidente del Governo regionale curdo Barzani. Nel frattempo, in Italia, le Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato davano il via libera a forniture di armi ai curdi, sulla scorta di quanto già deciso a Bruxelles, pochi giorni fa, su sollecitazione del Ministro Mogherini.
Renzi, che sfoggiava la carica di presidente di turno della Ue oltre che di premier italiano, ha dispensato le solite dichiarazioni a effetto, come il parallelismo con Srebrenica, la difesa della democrazia, delle minoranze e così via.
Ciò a cui Renzi punta con quest’attivismo è chiaramente il petrolio e il gas curdo, che, passata la buriana dell’Isis (che bluff mediatici a parte passerà presto), sarà sul mercato a prezzi stracciati; ormai la divisione dell’Iraq è nelle cose: a nord, con gli immensi giacimenti attorno a Mosul, i curdi; a sud gli sciiti, con le risorse di Bassora. Con quest’operazione, come vedremo praticamente a costo zero, l’Italia intende essere in prima fila nella spartizione, in un dopo che non tarderà troppo ad arrivare. A prescindere dalla moralità della cosa (ma si sa, in politica è l’ultima cosa), visti i “pescicani” con cui avrà a che fare e i precedenti, abbiamo qualche perplessità che ci riesca; sarebbe sgradevole se l’unico effetto del suo iperattivismo fossero le “attenzioni” del terrorismo.
Ah! Le armi. Sono il carico dello Jadran Express, un cargo sequestrato nel Canale di Otranto nel ’94, con un carico di 133 container (2mila tonnellate di materiale bellico) proveniente da già allora vecchi depositi ucraini e destinato alle guerre dei Balcani; apparteneva all’oligarca, e allora deputato della Duma, Alexander Zukhov, che per questo fu arrestato nella sua villa sulla Costa Smeralda. Le armi furono trasportate al deposito bunker di Guardia del Moro, sull’Isola di S. Stefano, presso La Maddalena; sono le stesse che nel 2011 furono inviate ai ribelli libici ai tempi della guerra contro Gheddafi. Allora furono spediti circa 7mila Ak-47 Kalashnikov ed altro materiale in una ventina di container, ma negli altri 113 ne restano a sufficienza per un bel ponte aereo e magari qualche altra guerra. Speriamo solo, per scaramanzia, che sortiscano risultati diversi dalla sciagurata avventura libica.