Turchia. Smacco al Sultano: il Gezi Park è salvo
Un anno fa, la protesta contro il progetto che prevedeva la distruzione del Gezi Park per costruirvi sopra un centro commerciale, diede il via al più importante movimento di protesta in Turchia dagli anni ’70. Milioni di persone scesero in piazza in tutto il Paese contro l’autoritarismo di Erdogan; ci furono scontri violenti con una polizia letteralmente aizzata contro i dimostranti dallo stesso Premier; sette giovani persero la vita, centinaia di altri furono feriti e molti di più arrestati subendo spesso violenze. Ancora pochi giorni fa un Tribunale di Istanbul ha aperto un processo contro 255 appartenenti al Movimento Gezi, nato da quella rivolta, con pene richieste che arrivano ai 12 anni di carcerazione.
Adesso il Consiglio di Stato ha messo fine al quel progetto: era illegale; già a giugno scorso una sentenza lo aveva annullato, ma il Ministro della Cultura e il Comune, spinti da un Erdogan per cui quella sentenza era un affronto, avevano presentato ricorso; ora è stato respinto con decisione definitiva. Nel frattempo parte dei lavori sono stati svolti, ma è comunque una vittoria per il Movimento di Gezi e per l’opposizione alla deriva autoritaria del Governo turco.
Da tempo la Turchia conosce momenti bui: leggi contro la libertà di stampa e di espressione, provvedimenti contro l’indipendenza della Magistratura, repressione durissima di qualunque dissenso, scandali che coinvolgono i vertici del potere (ed Erdogan stesso) subito soffocati; il tutto originato da un uomo dall’ego smisurato, che si sente un nuovo Solimano e confonde la legge con la propria volontà.
La Turchia meriterebbe molto di più di questo, meriterebbe d’essere liberata dal Sultano Erdogan.