Sud Sudan, orrore della guerra tra infanzie violate e carestia
Il Sud Sudan sta vivendo la terribile violenza di una guerra dal 15 dicembre 2013, quando scoppiarono combattimenti fra le truppe fedeli al presidente Salva Kiir e disertori guidati dal suo vice, Riek Machar. Il conflitto si trasformò presto in una guerra a tutto campo tra esercito e disertori, assumendo una dimensione etnica che ha opposto la tribù Dinka del presidente contro i Nuer, il gruppo etnico di Machar. Migliaia di persone sono state finora uccise e più di un milione di sfollati.
Come ogni guerra moderna le vittime sono civili e non combattenti, profughi e rifugiati, armi antiche come machete e lance paradossalmente accanto ad armi moderne. Tra le armi in mano a questi “signori della guerra” troviamo i bambini soldato.
In tutto il mondo, si stima che siano circa 300mila i bambini impegnati nei conflitti armati, con conseguenze tragiche. Essi sono spesso forzatamente reclutati o rapiti dagli eserciti, alcuni sotto l’età dei dieci anni. Molti di loro hanno assistito o preso parte ad atti di violenza incredibile, spesso contro le loro stesse famiglie o comunità. Il problema è più diffuso in Africa e Asia, tuttavia molti paesi anche in America ed Europa reclutano minori nelle loro forze armate.
Per quanto la maggior parte di loro abbia fra i 15 e i 18 anni, molti sono reclutati sin dai 10 anni. Essendo soldati, questi ragazzi diventano legittimamente obiettivi di attacco durante i conflitti armati. Sono spesso trattati con brutalità e puniti severamente per i loro errori anche negli eserciti regolari. Anche le ragazze vengono reclutate, spesso soggette a stupri o violenze sessuali. Tra questi giovani soldati sono frequenti malattie da malnutrizione, infezioni dell’apparato respiratorio e della pelle, malattie sessuali compresa l’Aids.
Sud Sudan, il dramma dei bambini soldato
Nel Sud Sudan, secondo l’Onu, più di 9mila bambini sono stati reclutati come soldati, sia dall’esercito che da forze ribelli. Lo afferma l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, aggiungendo che molti bambini hanno perso la vita nei combattimenti. Più di 9mila bambini sono stati reclutati nelle forze armate da entrambe le parti. I bambini sono stati uccisi anche durante gli attacchi indiscriminati contro i civili.
Il consigliere speciale delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio, afferma che il mondo non permetterà mai nel Sud Sudan il ripetersi di altri genocidi, come quello del Ruanda nel 1994 o della Bosnia nel 1995. “Le atrocità di massa in Ruanda e Srebrenica sono state uno shock per la comunità internazionale. Nella situazione attuale, vediamo gli elementi che potremmo classificare come fattori di rischio di genocidio e altri crimini atroci”, riporta la dichiarazione.
Il Paese potrebbe entrare in una spirale irreversibile. Le fonti delle Nazioni Unite affermano che, nonostante il cessate il fuoco, il governo e le forze dell’opposizione sono ancora impegnate in pesanti combattimenti in diverse aree, tra cui Jonglei, Unity e gli stati dell’Alto Nilo.
Bambini soldato, minori nati e cresciuti in guerra, a cui hanno spesso ucciso i genitori e tutta la famiglia, che imbracciano il fucile per vendicare il padre o i fratelli morti o perché costretti, o, più spesso, semplicemente per avere un pasto garantito ogni giorno. Sono figli della guerra, della povertà e dell’ignoranza. Alla fine dei conflitti questi bambini, cresciuti ed educati alla guerra, se sopravviveranno, sapranno cosa farsene della vita? O andranno ad infoltire le fila di altri eserciti criminali?
di Cristina Amoroso