Storie di abusi e torture a Guantanamo Bay
David Hicks, australiano detenuto a Guantanamo tra il 2001 e il 2007 con l’accusa di aver partecipato ad addestramenti di al-Qaeda in Afghanistan, ha presentato un ricorso contro la condanna presso il tribunale militare Usa. Hicks fu il primo prigioniero del campo di Guantanamo condannato per crimini di guerra. Nel 2007 si dichiarò colpevole di sostegno materiale al terrorismo. Secondo quanto da lui stesso dichiarato in un’intervista rilasciata al “The Australian”, la sua dichiarazione di colpevolezza fu, nella realtà dei fatti, un disperato tentativo di ottenere la liberazione da Guantanamo dopo più di cinque anni di detenzione. Ha inoltre dichiarato di aver dovuto sottostare a numerosi compromessi per uscire da quella prigione.
Atrocità a Guantanamo
Grazie all’accordo fu trasferito da Cuba in Australia e la maggior parte della condanna fu sospesa. Nel ricorso presentato dai suoi legali alla Corte di revisione della commissione militare Usa, si sostiene che in un caso analogo, quello di Salim Hamdan, ex autista di Osama Bin Laden, si giunse ad una sospensione della pena dal momento che l’accusa di sostegno materiale al terrorismo non costituisce un crimine di guerra perseguibile dalla commissione militare ai sensi della legge del 2006 che istituì il tribunale speciale di Guantanamo. Hicks era stato catturato in Afghanistan dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre e consegnato ai militari statunitensi, mentre si addestrava con un gruppo militante islamico. Ha trascorso più di cinque anni a Guantanamo prima di essere trasferito in Australia, in un penitenziario di Adelaide.
Ora vive a Sydney e spiega che questa sua azione legale intrapresa è dettata dal desiderio di riprendere la propria vita e di rimediare agli errori del suo passato, cosa non realizzabile, a suo dire, fino a quando non verrà riconosciuta la sua innocenza sia da parte delle autorità che dei media. Inoltre, Hicks ha presentato denuncia per le torture subite quando era detenuto, ma il colonnello dell’Aeronautica Morris Davis, ora in pensione, ribadisce che il soggetto in questione non ha mai subito torture, pur ammettendo che “ il trattamento che ha subito è certamente stato duro, ma non è cosa insolita quando vieni catturato nel bel mezzo di una guerra”. Si attende ora che la Corte Militare Statunitense esprima il suo giudizio su questo caso.
di Manuela Comito