Sabra e Chatila, un genocidio senza giustizia
Beirut – Sono trascorsi 41 anni da quel maledetto settembre del 1982, quando vennero massacrati migliaia di palestinesi dei campi profughi di Sabra e Chatila. Il tutto ebbe inizio il 14 settembre del 1982, Bachir Gemayel, presidente del Libano, muore in seguito a un attentato.
I generali Eytan e Sharon, alti responsabili militari israeliani, decisero di far entrare l’esercito israeliano a Beirut ovest e di inviare gli alleati falangisti nei campi dei rifugiati palestinesi. Il giorno seguente, i carri armati israeliani accerchiarono i campi di Sabra e Chatila.
Combattimenti scoppiarono nel settore nord in cui militanti di sinistra e guerriglieri palestinesi resistettero agli israeliani. Il 16 settembre, i campi erano bloccati e i civili che riuscirono a evitare la sorveglianza rientrarono nelle loro case. Nel corso della giornata, le forze cristiane, formate da militanti di Haddad venuti dal sud e dai falangisti venuti da Beirut est, passarono le linee israeliane e si raggrupparono a sud dell’aeroporto.
Quanti furono realmente i morti a Sabra e Chatila?
A partire dall’aeroporto, luogo di concentramento, si diressero verso nord per stabilire il loro comando presso un posto di osservazione israeliano che dominava i campi. Razzi illuminanti israeliani rischiararono il luogo, seicento miliziani cristiani invasero i campi. Colpi di cannone ed esplosioni si sentirono per tutta la notte, i miliziani iniziarono la mattanza. Gli israeliani fecero da ispettori, discutevano con i cristiani ma senza interferire.
Mentre continuavano a massacrare civili inermi, in maggioranza donne e bambini, i bulldozer scavarono fosse comuni ed evacuarono i cadaveri dai campi. Lo stesso giorno, i miliziani cristiani invasero l’ospedale Akka uccidendo medici e infermieri. Il 18 settembre, i miliziani sotto la minaccia delle armi, sgombrarono il personale medico, i pazienti e i rifugiati dell’ospedale Gaza. Quanti furono realmente i morti tra i palestinesi? Gli abitanti dei campi sono certi, i morti furono almeno cinquemila, settemila contando i dispersi.
Basta trovarsi oggi tra gli stretti e fatiscenti vicoli di Sabra e Chatila per riuscire a cogliere e percepire quel senso di ingiustizia, di rabbia, di dolore e di vendetta che nemmeno il tempo è riuscito a cancellare. Tra gli abitanti di quei campi sono ormai pochi i superstiti di quell’eccidio; convivono con il peso di quella immane tragedia e con la consapevolezza che alcuni dei mandanti di quella orribile strage siedono ancora impuniti tra i banchi del Parlamento libanese (Samir Geagea).
di Yahya Sorbello