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Europa a pezzi e serva americana

L’attuale confronto dell’Europa con l’amara realtà di essere esclusa dalle equazioni globali è il risultato del comportamento e delle decisioni degli europei stessi. Nessuna potenza esterna ha spinto questo continente nell’attuale posizione marginale; anzi, scegliendo la strada della sottomissione assoluta agli Stati Uniti, gli europei hanno gradualmente rinunciato alla propria indipendenza e dignità politica, al punto che oggi non vengono nemmeno consultati da Washington per determinare un cessate il fuoco in una guerra che si svolge sul loro territorio. Questa situazione non è emersa all’improvviso o accidentalmente, ma è il frutto di anni di gioco su un campo le cui regole sono state interamente progettate dagli Stati Uniti.

Il recente piano in 28 punti di Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina è un chiaro segno di questa realtà. In questo piano non c’è traccia delle richieste o delle preoccupazioni dell’Europa. Non si fa menzione delle minacce alla sicurezza sul fianco orientale del continente, né della crisi energetica imposta direttamente ai cittadini europei. Trump e il suo team hanno elaborato il progetto di pace basandosi sui calcoli di politica interna e sugli obiettivi economici di Washington, senza attribuire la minima importanza a governi che erano stati a lungo considerati leali alleati degli Stati Uniti. Ma questa indifferenza è proprio il risultato di quegli stessi anni in cui l’Europa si è volontariamente trasformata in serva delle politiche statunitensi.

La ragione dell’emarginazione dell’Europa di oggi è nascosta nel suo comportamento di ieri. Dal dossier nucleare iraniano alle crisi dell’Asia occidentale, dalla cieca osservanza delle sanzioni economiche alla partecipazione pratica alle guerre per procura, l’Europa ha ripetutamente dimostrato che, invece di definire i propri interessi nazionali, ha preferito muoversi nell’orbita delle richieste di Washington.

Trump ordina, l’Europa paga

Quando Donald Trump, nei primi giorni della sua presidenza, parlò in tono minaccioso dell’aumento dei costi della Nato, nessun leader europeo osò opporsi. Un parlamento dopo l’altro approvò budget militari spaventosi per l’acquisto di armi americane, senza riflettere minimamente su come tali decisioni avrebbero indebolito le fondamenta economiche del continente e ne avrebbero accresciuto la dipendenza dal complesso militare-industriale statunitense.

Un esempio forse ancora più chiaro è stato il comportamento dell’Europa in risposta alla guerra commerciale di Trump. Quando Washington ha chiuso le porte del libero scambio e imposto pesanti dazi su acciaio, automobili e tecnologia europei, Bruxelles ha risposto non con una rappresaglia proporzionale, ma con il silenzio e la ritirata.

I politici europei hanno preferito sacrificare i principi della libera concorrenza per preservare l’immagine esteriore dell’alleanza transatlantica. Oggi, quegli stessi leader devono rispondere all’opinione pubblica di come, con tale sottomissione, abbiano spianato la strada alla perdita della loro indipendenza economica e industriale.

Inazione europea

In questo contesto, ciò che si sta verificando nel caso ucraino è il prodotto naturale dell’inazione e della debolezza cronica dell’Europa. Un continente che un tempo sosteneva di bilanciare il potere tra Est e Ovest ora non ha alcun ruolo nemmeno nel delineare il percorso verso la pace in una guerra che minaccia direttamente la sua stessa sicurezza. Washington non solo non ha consultato Bruxelles nella stesura del suo piano in 28 punti, ma ha deliberatamente ignorato tutte le richieste europee per dimostrare che, nella nuova equazione di potere, non c’è più spazio per la partecipazione europea.

Questa esclusione è un’umiliazione di un continente che un tempo era il linguaggio comune della diplomazia e della cultura globale, e ora si trova in coda per vedere quale decisione prenderà la Casa Bianca sul suo destino. I governi europei hanno cercato di tornare dai margini del piano di pace al suo centro inviando segnali positivi, ma i loro sforzi si sono rivelati vani.

In questo gioco, ci si aspetta che gli alleati paghino solo i costi, non che svolgano un ruolo. Gli europei hanno fallito questa prova perché avevano già speso tutte le loro carte per assicurarsi la soddisfazione di Washington. Dai debiti militari della Nato, all’accettazione di direttive energetiche e climatiche plasmate esattamente sugli interessi statunitensi, l’Europa ha svenduto la sua indipendenza strategica pezzo per pezzo in cambio delle monete della lealtà. E ora, nel momento critico in cui si determina il destino della guerra in Ucraina, quelle stesse monete hanno perso ogni valore, perché l’America ha già sequestrato in anticipo tutto ciò di cui aveva bisogno. Gli europei non possono fare altro che dare la colpa solo a se stessi.

di Redazione

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