
La Sicilia diventa sempre più centrale negli interessi militari degli Stati Uniti nel Mediterraneo. L’isola, che già ospita decine tra siti, basi e insediamenti militari americani, tra qualche anno ospiterà anche il nuovo polo mondiale di addestramento per i caccia F-35.
L’Aeroporto militare di Trapani-Birgi, sede del 37° Stormo dell’Aeronautica Militare, è stato scelto come nuovo polo globale di addestramento per i caccia F-35. La notizia è stata confermata direttamente dalla Commissione Difesa della Camera dei Deputati. Il progetto è quello di rafforzare il ruolo della Sicilia nello scacchiere internazionale della difesa. I lavori saranno completati nella primavera del 2028. Si tratta di un investimento dai risvolti internazionali con importanti ricadute economiche per la Sicilia.
Finché c’è guerra c’è speranza
I benefici principali saranno soprattutto per il comparto militare e il codazzo di imprese strategiche come Leonardo e Lockheed Martin, già partner strategici per i programmi legati agli F-35. A cascata i benefici saranno anche per il comparto civile con la creazione di nuovi posti di lavoro e la nascita di nuove opportunità per le aziende locali. Si tenta di fare della Sicilia un hub avanzato nel Mediterraneo integrando lo sviluppo della difesa, dell’infrastruttura e della portualità. La follia bellicista che ha colpito l’Unione Europea dopo l’invasione Russa dell’Ucraina e il continuo spauracchio di un casus belli che faccia precipitare il continente in un conflitto, sono i motivi principali di investimenti come questo.
I famigerati caccia F-35
Gli F-35 sono la punta dell’innovazione tecnologica e militare, garantiscono superiorità nelle missioni e nella difesa aerea. Prodotti dalla Lockheed Martin possono raggiungere la velocità massima di 1.975 Km/h con un autonomia di circa 2.200 chilometri. Quello di Trapani Birgi, insieme a quello dell’Arizona, promettono un futuro prospero ai piloti che acquisiranno le competenze operative fondamentali per adoperare il velivolo.
Questi sono i frutti “malati” di quella brutale occupazione militare, che 80 anni fa venne chiamata “Liberazione”.
di Sebastiano Lo Monaco