Medio Oriente

Hezbollah e le atrocità delle milizie cristiane

Per lunghi anni, i partiti anti-Hezbollah in Libano hanno rappresentato il movimento di Resistenza come un gruppo che adotta quella che hanno chiamato “cultura della morte”. Molto è stato detto nell’ambito di campagne sostenute dall’estero volte a offuscare l’immagine di Hezbollah.

“Il nostro Libano è diverso dal tuo”, slogan utilizzato in una recente campagna anti-Hezbollah lanciata da diversi partiti libanesi, in cima ai quali troviamo il partito delle Forze libanesi e il partito delle Falangi. La nuova, ma anche vecchia, campagna non ha risparmiato alcuna accusa contro il movimento di Resistenza libanese: a partire dall’affiliazione all’Iran e finendo con rivendicazioni di corruzione.

Per molti, alcune di queste accuse potrebbero essere oggetto di discussione. Tuttavia, l’accusa della cosiddetta “cultura della morte” per la quale Hezbollah “si propaga”, pone del tutto un paradosso. Infatti, il paradosso sta nel fatto che coloro che lanciano una tale accusa sono privi di valori e morali maggiori di qualsiasi “cultura della vita”, di cui si vantano. Una “cultura della vita” non è affatto basata su uccisioni e massacri compiuti dalle milizie delle Falangi negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.

Il partito delle Forze libanesi era l’ala militare del partito delle Falangi per poi staccarsi nel 1982. Entrambe le realtà erano famose per aver commesso orribili massacri di Tal Al-Zaatar nel 1976 e Sabra e Shatila nel 1982.

Massacro di Tal Al-Zaatar

A Tal Al-Zaatar ci fu un assedio armato del campo profughi amministrato dall’Unrwa che ospitava rifugiati palestinesi nel nord-est di Beirut. L’assedio, compiuto dalle milizie cristiane libanesi, si concluse il 12 agosto 1976 con il massacro di almeno 1.500 persone. 

Sabra e Shatila

Nel campo di Sabra e Shatila ci fu l’uccisione di 3.500 civili, per lo più palestinesi e libanesi, da parte della milizia delle Forze libanesi. Il presidente Bachir Gemayel, l’ex capo del partito delle Falangi, era stato assassinato due giorni prima del massacro per i suoi legami con il nemico israeliano e i falangisti volevano vendicarsi. Tra il 16 settembre e il 18 settembre 1982 la milizia si rese protagonista di un massacro, mentre le forze di occupazione israeliane circondavano il campo.

Hezbollah e le Forze libanesi non sono uguali

Nel suo ultimo discorso (il 17 settembre 2022), il segretario generale di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah ha ricordato il massacro di Sabra e Shatila. Sua Eminenza ha risposto al partito delle Forze libanesi e al partito delle Falangi senza menzionarli.

“A coloro che hanno commesso il massacro di Sabra e Shatila e ci accusano di credere nella cosiddetta cultura della morte diciamo: “Grazie a Dio non siamo uguali. Questo massacro è parte della tua cultura. Cultura della morte significa massacro di Sabra e Shatila, mentre cultura della vita significa liberare il sud senza nemmeno uccidere una gallina”, ha dichiarato Sayyed Nasrallah, riferendosi alla liberazione del Libano meridionale dall’occupazione israeliana del 2000 e al comportamento dignitoso dei combattenti di Hezbollah nel trattare i collaboratori israeliani nella zona.

di Redazione

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