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Sdf “integrate” nel nuovo esercito siriano

Le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno annunciato il 18 febbraio che sono stati raggiunti accordi tra le parti interessate nella Siria settentrionale e orientale “per migliorare la cooperazione e la stabilità in Siria”.

Gli accordi sono stati raggiunti in seguito a un incontro tra le Sdf, il Consiglio democratico siriano (Sdc) e l’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale (Aanes) e mirano ad aprire la strada a un futuro accordo con il nuovo governo siriano di Damasco.

L’Sdc è l’ala politica delle Sdf, mentre l’Aanes è l’ente governativo ufficiale nelle aree della Siria settentrionale e orientale occupate dalle Sdf. Secondo un post su X del comandante della Brigata Settentrionale delle Sdf, Abu Omar al-Idlibi, l’incontro ha portato a un accordo su otto punti principali. I partecipanti hanno concordato di integrare tutte le istituzioni di sicurezza nella struttura dell’esercito siriano “con l’obiettivo di unificare gli sforzi e rafforzare il potere nazionale”.

Ahmad al-Sharaa, attuale presidente autoproclamato della Siria ed ex leader di Al-Qaeda, ha chiesto che le Sdf, che godono del forte sostegno degli Stati Uniti, sciolgano e uniscano i propri combattenti come singoli individui nel nuovo esercito siriano.

Sdf al miglior offerente

Il leader delle Sdf, Mazloum Abdi, ha insistito in precedenza affinché i combattenti delle Sdf venissero accorpati all’esercito come unità sotto il comando curdo. I partecipanti hanno inoltre concordato di riattivare le istituzioni civili e di servizio affiliate allo Stato nella Siria settentrionale e orientale per garantire la fornitura di servizi di base. È stato anche concordato che tutti i combattenti non siriani devono ritirarsi dai ranghi delle Sdf.

Alcuni comandanti e combattenti delle Sdf sono curdi turchi e membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato un gruppo terroristico dalla Turchia. Il nuovo governo siriano è fortemente sostenuto da Ankara.

Alcuni curdi hanno chiesto che le aree sotto il controllo delle Sdf, note come “Rojava”, diventino uno Stato indipendente dalla Siria. È stato inoltre concordato che vengano istituiti comitati congiunti composti da tutte le parti per elaborare e attuare le disposizioni dell’accordo.

Il governo siriano non ha ancora confermato ufficialmente questi accordi né i loro meccanismi di attuazione. La rinuncia delle Sdf alle armi e la loro integrazione nel nuovo esercito siriano rimane controversa.

Le minoranze siriane, formate da curdi, cristiani, alawiti e drusi, non hanno piena fiducia nel nuovo partito al potere, Hayat Tahrir al-Sham (Hts), data la sua ostilità verso le minoranze durante i 14 anni di guerra iniziata nel 2011.

Precedentemente noto come Jabhat al-Nusra, Hts dichiarava regolarmente che i drusi e gli alawiti sono eretici che meritano di essere uccisi e che i cristiani dovrebbero essere ridotti a uno status di seconda classe o espulsi in Libano.

Le comunità druse di Jaramana, sobborgo di Damasco, e di Suweida, nella Siria meridionale, si sono rifiutate di consegnare le armi. Da quando ha preso il potere a dicembre, Hts ha disarmato molte comunità alawite in Siria, per poi compiere massacri contro di loro.

di Redazione

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