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Amman apre le porte alla Nato

Il regime di Amman continua il suo percorso di trasformazione della Giordania in un centro e base per le forze americane e occidentali nella regione dell’Asia occidentale, forse a causa della sua paura per il futuro della sua autorità dopo l’operazione Al-Aqsa Storm.

Nel corso di questa battaglia, la monarchia giordana ha compiuto numerosi passi esecutivi e procedurali a sostegno dell’aggressione americano-israeliana alla Striscia di Gaza, confermandosi il primo alleato arabo di Israele, innanzitutto regolamentando gli aeroporti del Paese in base all’arrivo di spedizioni americane di armi inviate all’entità occupante, e in secondo luogo creando un ponte via terra attraverso il Paese per compensare ciò che il Fronte yemenita ha interrotto, inclusa una linea di trasporto marittimo per le merci destinate all’entità, e in terzo luogo, affrontando i droni della Resistenza irachena lanciati contro Israele, l’attacco iraniano “True Promise”, e infine, svolgendo ruoli esecutivi a fianco delle forze di occupazione nell’assediare la Resistenza palestinese in Cisgiordania.

Per quanto riguarda l’ultimo passo della Giordania, si tratta dell’apertura nel Paese del primo ufficio di collegamento della Nato nella regione del Medio Oriente, che rappresenta un prolungamento di 30 anni di coordinamento tra le due parti. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti d’America stanno aumentando il loro sostegno economico e militare ad Amman, che dovrebbe raggiungere i 2,1 miliardi di dollari nel 2025.

Percorso verso l’approfondimento delle relazioni militari tra Amman e la Nato

Questo incarico può costituire una copertura giuridica internazionale per trasformare la Giordania in una base di lancio per le operazioni e le guerre americane condotte sotto il nome dell’Alleanza, che potrà partecipare nel quadro di futuri confronti, battaglie e guerre contro l’Asse della Resistenza.

Nel 1994, l’Alleanza ha istituito quello che è noto come il quadro del “Dialogo Mediterraneo”, che comprendeva Israele, Egitto, Marocco, Tunisia e Mauritania, e poi la Giordania si è unita nel 1995.

La cooperazione militare bilaterale tra questi Paesi e l’Alleanza includeva la cosiddetta “lotta al terrorismo” attraverso un’efficace condivisione dell’intelligence, consultazioni sulla sicurezza delle frontiere e altri campi. Recentemente, al vertice Nato a Washington, è stato concordato quello che è stato definito un piano d’azione per rafforzare l’approccio di cooperazione nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa per tenere il passo con gli sviluppi nella scena della sicurezza, regionale e globale.

Non si può escludere che Israele sfrutti la situazione per utilizzare le terre giordane come arena di manovre e forse come arena da utilizzare durante le sue guerre, soprattutto se le basi aeree nella Palestina occupata sono esposte a qualche minaccia. Qualcosa di simile è accaduto durante l’operazione True Promise, quando gli aerei israeliani hanno abbattuto missili e droni iraniani nello spazio aereo giordano.

H.A. Heller, ricercatore sul Medio Oriente presso il Carnegie Endowment, vede la decisione della Nato di aprire un ufficio di collegamento in Giordania come un “passo importante” che dimostra la volontà della Nato di sottolineare che il mondo è cambiato. La considera una decisione logica alla luce della “presenza russa in Medio Oriente”. Questo significa forse che il re Abdullah II ha deciso di coinvolgere la Giordania nel conflitto occidentale con la Russia!

di Redazione

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